Shirin Neshat

La Rauschenberg Foundation, che ha scelto Shirin Neshat per la nuova iniziativa artistica “One to One”, espone nel suo Project Space di New York il nuovo lavoro dell’artista.

Shirin Neshat
La Robert Rauschenberg Foundation ha selezionato Shirin Neshat per l’iniziativa “One to One” a sostegno degli artisti contemporanei che, con il loro lavoro, operano in favore dei diritti umani dell’intermediazione culturale e della promozione della pace internazionale.
La fondazione ha commissionato a Neshat un corpo di opere che segue la serie fotografica The Book of King (2012), nella quale l’artista ha catturato lo spirito dell’attivismo in Medio oriente durante la Primavera Araba. Riflettendo sulle conseguenze della fallita rivoluzione egiziana, Neshat ha ideato una nuova serie di foto e programmato un viaggio al Cairo. Prima del viaggio Larry Barns, il fotografo con cui collabora da molto tempo, ha perso la figlia in circostanze drammatiche. Il dolore di Barns, insieme al profondo senso di perdita in un paese pieno di disordini, ha ispirato Neshat a utilizzare questo nuovo progetto per studiare l’esperienza universale del dolore e del lutto, personale e nazionale.
Shirin Neshat
In apertura: Shirin Neshat, Rahim, dalla serie Our House Is on Fire, 2013. Stampa digitale e inchiostro, 152.4 x 121.9 cm (dettaglio). Edizione 1 di 5 + 2 APs, SN259. Location: Baobab Frame. Sopra, a sinistra: Shirin Neshat, Ahmed, dalla serie Our House Is on Fire, 2013. stampa digitale e inchiostro, 157.8 x 102.2 cm, 160.7 x 102.2 x 5.1 cm con cornice. Edizione EC SN236, location: 515 West 24th Street. A destra: Shirin Neshat, Wafaa, dalla serie Our House Is on Fire, 2013. stampa digitale e inchiostro, 157.8 x 102.2 cm, 160.7 x 102.2 x 5.1 cm con cornice. Edizione EC SN236, location: 515 West 24th Street
In Egitto Neshat ha invitato le persone a condividere la propria storia, dando vita alla serie Our House is on Fire. Ritraendo i soggetti da molto vicino, in maniera diretta, l’artista cattura l’intensità dei loro sguardi, creando una connessione struggente tra soggetto e spettatore. Sovrappone poi le immagini con un velo di testo quasi indecifrabile, inscrivendo la calligrafia nelle pieghe e le rughe dei volti e riflettendo così il modo in cui un evento nazionale tragico diventa parte integrante e inscindibile della storia personale. Questo lavoro costringe lo spettatore a riconoscere lo sconvolgimento politico e sociale che si verifica quando le persone negano l’umanità di coloro che percepiscono come “altri”.

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