Adrian Paci al PAC

Inaugura il 5 ottobre, in occasione della 9a Giornata del Contemporaneo, la retrospettiva dedicata all’artista albanese, che dal 1997 ha scelto Milano come città d’adozione.

A cura di Paola Nicolin e Alessandro Rabottini, la mostra al PAC presenta un’ampia selezione di opere realizzate da Adrian Paci a partire dalla metà degli anni Novanta fino alla produzione più recente, la nuova opera The Column (2013), in un percorso che esprime la varietà di linguaggi che Adrian Paci utilizza nel suo lavoro, spaziando dal disegno alla fotografia, dalla pittura al video fino alla scultura. 
Adrian Paci
In apertura: Adrian Paci, Turn On, 2004, fotografia. Collezione privata. Qui sopra: Adrian Paci, The Column, 2013, still da video. Courtesy kaufmann repetto, Milano e Galerie Peter Kilchmann, Zurigo
Sin dalla metà degli anni Novanta il lavoro di Adrian Paci (1969, Scutari, Albania) ha attirato l’attenzione della critica internazionale per la capacità di coniugare narrazione, rigore formale e riflessione sociale, offrendo una visione insieme poetica e problematica delle trasformazioni politiche e umane cui sono andati incontro i paesi dell’ex blocco sovietico dopo la caduta del Muro di Berlino. Agli esordi della sua carriera, Paci ha prodotto un corpus di lavori influenzato dal clima culturale di quegli anni e all’interno del quale il tema dell’immigrazione si unisce alla riflessione sul ruolo delle immagini nel racconto delle nostre esistenze. A partire da questo nucleo tematico – in cui autobiografia e cultura si sovrappongono – l’artista ha poi negli anni ampliato i confini reali e metaforici del proprio lavoro, giungendo a un’esplorazione di carattere universale sui temi della perdita, del movimento delle persone nello spazio e nel tempo, della ricerca di un altrove umano e geografico. 
Adrian Paci
Adrian Paci, Secondo Pasolini (Decameron), 2006. 12 acquerelli su carta montate su tela, cm 38 x 70 cad. Collezione privata, Milano
In questo contesto tematico si inserisce la nuova opera filmica The Column, esposta per la prima volta in un’istituzione italiana e prodotta con il contributo di importanti istituzioni quali lo Jeu de Paume di Parigi, il PAC di Milano, il Röda Sten Konsthall di Göteborg e il Trondheim Kunstmuseum di Trondheim insieme ad altri sostenitori. Il film è un racconto visionario che descrive l’estrazione di un blocco di marmo da una cava cinese e la sua successiva lavorazione nella forma di una colonna in stile classico. Questa lavorazione avviene in mare, per mano di operai che formano un tutt’uno con la scultura, con la quale viaggiano all’interno di una nave-officina la cui destinazione è incerta. The Column è una potente metafora che unisce l’estrema attualità di temi come la de-localizzazione del lavoro, la trasformazione delle tradizioni e il confronto tra le culture, ad un linguaggio visivo di enigmatica bellezza. Accanto al film, al PAC sarà esposta la colonna di marmo di cinque metri come elemento scultoreo e insieme elemento narrativo. 
Adrian Paci
Adrian Paci, The Encounter, 2011, still da video. Courtesy kaufmann repetto, Milano e Galerie Peter Kilchmann, Zurigo
Il titolo della mostra “Vite in transito” chiarisce la centralità di alcuni temi all’interno della produzione artistica di Paci: la figura umana occupa un ruolo primario nel suo lavoro– sia esso pittorico, fotografico o cinematografico – e diventa nucleo originario di narrazione, immaginazione e speranza, insieme con il motivo del movimento costante, sia esso quello dei popoli attraverso le frontiere geo-politiche o quello della memoria personale, tra la dimensione del vissuto e quella della cultura e della storia.  In questo universo di significati si collocano le storie e i personaggi protagonisti delle opere video esposte: dai disoccupati silenziosi di Turn On (2004) agli uomini in marcia verso un aereo pronto a decollare in Centro di Permanenza Temporanea (2007); dai volti estatici dei fedeli raccolti di fronte all’icona sacra di pilgrIMAGE (2005) ai lamenti della prefica che celebra il passaggio dalla morte alla vita in Vajtojca (2002); dall’artista stesso che entra in contatto con il pubblico stringendo le mani dei presenti in The Encounter (2011) alla simbiosi tra uomo e animale di Inside the Circle (2011), metafora di libertà e accoglienza.
Adrian Paci
Adrian Paci, The Column, 2013, still da video. Courtesy kaufmann repetto, Milano e Galerie Peter Kilchmann, Zurigo
La mostra è arricchita da un contributo di Giovanni De Lazzari (Lecco, 1977), artista formatosi con Adrian Paci durante gli anni del suo insegnamento all’Accademia di Belle Arti di Bergamo. De Lazzari ha concepito un intervento artistico di natura installativa – visibile al primo piano del PAC – realizzato attraverso la selezione e inclusione di materiali, per lo più inediti, provenienti da una collezione privata di Milano. Essi raccontano gli esordi della carriera di Paci e approfondiscono la dimensione delle fonti e il loro montaggio all’interno del discorso espositivo.
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Adrian Paci, Electric Blue, 2010, still da video. Courtesey kaufmann repetto, Milano e Galerie Peter Kilchmann, Zurigo
La mostra sarà inoltre accompagnata da un Public Program sui temi della dislocazione e dell’economia espansa curato da Gabi Scardi e realizzato con il sostegno di nctm e l’arte. Tra gli ospiti l’artista Anri Sala martedì 8 ottobre, Umberto Galimberti martedì 26 novembre e Federico Rahola martedì 3 dicembre.
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Adrian Paci, Passages, 2009, acrilico e acquarelli su intonaco e terracotta. Collezione Giuseppe Iannaccone, Milano

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