La casa di Dominique Imbert è un vecchio ovile sperduto nella campagna intorno a Viols-le-Fort, un borgo medievale a 25 chilometri da Montpellier. Una sorta di targa accanto alla porta d’ingresso ci avverte che questo edificio e, soprattutto, la persona che ci abita sono inusuali, almeno per le convenzioni del mondo del design a cui siamo abituati: la scritta recita infatti “Dominique Imbert non è nato in questa casa il 28 novembre 1940”. In verità, la storia dell’artista francese, prima, e imprenditore sui generis, poi, è strettamente connessa a questi luoghi: paesaggi aspri, case di pietra e bassa vegetazione mediterranea.
Per Dominique Imbert la vita non è fatta di compromessi o scelte diplomatiche: nato nel 1940 a Montpellier, dopo aver studiato letteratura a Londra e Parigi e ottenuto un dottorato di ricerca in sociologia alla Sorbona, decide nel 1967 di abbandonare l’insegnamento. Torna così nella sua terra d’origine per dedicarsi alla scultura in ferro e costruirsi un atelier. A Viols-le-Fort, compra un edificio diroccato, il cui pianterreno è occupato da detriti e rifiuti. È una costruzione senza tetto, acqua ed elettricità, con un albero che cresce al suo interno; mentre la restaura, ci va anche ad abitare.