Senza Pericolo!

Curata da Federico Bucci e con l'allestimento dei fratelli Mendini, la mostra alla Triennale di Milano non è riservata agli architetti: perché la sicurezza è un patrimonio comune.

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Sul palco, non ci sono solo il presidente della Triennale di Milano Claudio De Albertis, il curatore Federico Bucci e i progettisti dell’allestimento Alessandro e Francesco Mendini a presentare i contenuti, le immagini e le storie racchiuse nella mostra “Senza pericolo! Costruzioni e sicurezza” (fino al 1 settembre 2012). Ci sono anche tre sindacalisti: rappresentano i lavoratori del settore delle costruzioni, persone che, ogni giorno, sperimentano la sicurezza sulla propria pelle.
In Italia, infatti, qualsiasi riflessione sul tema deve necessariamente partire da questo dato: nel 2011, secondo l’Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, le “morti bianche” sono state 920, di cui circa 3/4 in campo edile. È un numero comunque in calo rispetto al passato, grazie alla normativa e alla prevenzione che, da tempo, vengono esercitate nei cantieri, ma anche per la diminuzione del numero degli occupati, a causa della recessione economica. Ma in questo ambito tutto deve essere tentato, perché ogni “morte bianca” è sempre una sconfitta.

 

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Gli abiti da lavoro all'ingresso della mostra "Senza pericolo! Costruzioni e sicurezza"" (alla Triennale di Milano fino al 1 settembre 2013)

Questa è una mostra ideata per tutti, e ogni sua parte—che sia un’immagine, un testo o i molti oggetti esibiti—parla un linguaggio essenziale, concorrendo a formare l’idea della sicurezza come patrimonio comune. È una mostra corale, che ha visto coinvolte nella sua preparazione figure di diversa estrazione culturale: sono architetti, designer, storici, epistemologi, filosofi e fotografi. È una mostra scientifica, che non vuole esercitare un’azione di denuncia quanto una riflessione condivisa. È una mostra caleidoscopica, in quanto il concetto di sicurezza viene esplorato nelle sue diverse accezioni—da quelle tradizionalmente positive come metodi e strumenti cautelativi, fino ad arrivare a una nozione più sfumata e ambigua e sulla quale l’opinione pubblica spesso si divide: la ‘sorveglianza’.
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L'allestimento della mostra, secondo i Mendini, è "affidato al carisma di tre dipinti di Campigli, Sironi e Léger, accomunati dallo stesso titolo: I costruttori"

È una mostra progettuale suddivisa in quattro ambiti principali: gli strumenti della sicurezza—gli abiti, le scarpe, gli elmetti e i dispositivi individuali che proteggono il lavoratore durante le sue mansioni (sezione a cura di Davide Crippa e Barbara Di Prete); le stanze in cui s’esplorano le diverse accezioni della sicurezza da un punto di vista più propriamente architettonico (“il quartiere residenziale”, a cura di Dario Costi; “la ricostruzione”, a cura di Massimo Ferrari; “le macchine invisibili”, a cura di Luigi Spinelli; “i luoghi di lavoro”, a cura di Elisa Boeri; e “la città sicura”—sezione a cura di Massimo Ferrari e Claudia Tinazzi, con un progetto di Alberto Ferlenga, Emanuele Fidone, Carlo Moccia e Paolo Zermani per la ricostruzione della cittadina emiliana di Cavezzo, distrutta nel 2012 dal terremoto); gli scatti rigorosamente in bianco e nero di Marco Introini sui “paesaggi della sicurezza”—dal caveau della banca Raiffeisen di Bellinzona al sistema paravalanghe di Foppolo, in Val Brembana, dalle scale antincendio di Manhattan agli argini del Po, in provincia di Cremona.
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La stanza della ricostruzione; il video a pavimento segnala in tempo reale i terremoti in atto nel mondo


C’è poi un’ultima sala, curata da Marco Biagi, nella quale la nozione di sicurezza viene raccontata attraverso un’installazione digitale dedicata all’“architettura della sorveglianza”—il Panopticon ideato dal filosofo inglese Jeremy Bentham che ha dato origine all’organizzazione formale di molte prigioni illuministiche, tra cui anche il carcere milanese di San Vittore—, aggiornata, però, ai nostri giorni. Questa miscellanea d’immagini, tratte da opere di video arte e film, sta lì a dirci che la nostra sicurezza è oggi affidata a strumenti che, a differenza del Panopticon, non hanno più una presenza fisica, ma si sono resi invisibili nella città contemporanea. Proteggono la nostra esistenza, ma allo stesso tempo ne rilevano ogni azione e ogni movimento. La sicurezza è così un’arma a doppio taglio, come ricorda Alessandro Mendini: “Maggiore è la sicurezza, minore è la libertà”.

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La sala dedicata all'architettura della sorveglianza

Il tema è necessariamente ostile, ma i progettisti del ‘contenitore’—Alessandro e Francesco Mendini—insieme ai designer dell’identità visiva e della grafica—Mauro Panzeri e Pier Antonio Zanini—l’hanno reso accessibile tramite un allestimento che rievoca il mondo dei fumetti. I fratelli Mendini hanno immaginato la mostra come fosse un cantiere, “luogo simbolo degli incidenti sul lavoro”, utilizzando i materiali che di questo mondo fanno parte: i pannelli di legno, che vengono usati per costruire le casseforme dei getti in calcestruzzo, rivestono le pareti, mentre altre lastre in cemento prefabbricato vengono utilizzate come tavoli.
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I tavoli con i dispositivi individuali di protezione. Sulla sfondo, le riproduzioni dei dipinti di Mario Sironi e di Fernand Léger e gli scatti fotografici di Marco Introini

All’ingresso, una sfilata di manichini sembra una galleria di personaggi allegorici o folcloristici, per i colori intensi, la foggia o, ancora, per i materiali inconsueti delle loro vesti. La percezione, però, muta radicalmente quando si riconosce in ogni uniforme la sua utilità di abito da lavoro. Capiamo così che ogni elemento è stato progettato per proteggere il lavoratore nell’esercizio delle sue funzioni: come, per esempio, la maglia metallica che i macellai indossano quando macellano le bestie.
Se è ben studiato, il design della sicurezza può salvare la vita: gli stivali dall’alta suola di gomma, prodotti dalla Honeywell per gli artificieri che devono individuare le mine anti-uomo, sono proprio lì a raccontarlo.
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Le maschere di sicurezza. Sullo sfondo, il quadro I costruttori di Mario Sironi

Senza pericolo! Costruzioni e sicurezza

Triennale di Milano
Viale Alemagna 6
Fino al 1 settembre 2013

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