Design Communities

I sette progetti vincitori di Autoprogettazione 2.0 rappresentano una riflessione concreta sulle potenzialità di una rete di produzione diffusa e localizzata, unita all'etica dell'autocostruzione delineata dal progetto di Mari del 1974.

Sono passati quasi quarant'anni da quando Enzo Mari, con la collezione Autoprogettazione, si proponeva di stimolare le persone a cimentarsi con il progetto e a realizzare pezzi di arredo con le proprie mani. Ricollegare il consumatore con l'esperienza diretta del costruire costituiva di fatto un gesto provocatorio contro il degrado del lavoro progettuale messo in atto dal mercato, un gesto che conserva ancora oggi la propria forza perché rappresenta uno stimolo per sovvertire l'ordine costituito dell'attuale modello produttivo. L'"utopia democratica" di Mari è il punto di partenza dell'operazione Autoprogettazione 2.0, la chiamata al progetto open-source di Domus che è stata raccolta da 257 designer di cui sette premiati ed esposti alla mostra The Future in the Making, a Palazzo Clerici, durante il Salone del Mobile di Milano.

La domanda alla quale il concorso ha cercato di rispondere è se sia possibile ripensare il processo produttivo industriale dei mobili da arredamento, partendo dall'autoprogettazione, mantenendo alti qualità di prodotto e contenuto di design: la stessa che si poneva Mari nel 1974. I libretti di istruzioni che Mari distribuiva gratuitamente hanno ceduto il passo ai file di SketchUp da scaricare in rete, i chiodi e le assi sono stati sostituiti dai progettisti 2.0 con il pantografo, la fresa per circuiti, il plotter da taglio, le stampanti 3d: gli strumenti high-tech, ideali per costruire una collezione di arredi da usare nei FabLab di tutto il mondo e che possa essere realizzata negli stessi FabLab. Si è messo così in atto un processo che valorizza l'intelligenza e il talento della comunità del progetto.

Chaise Lounge, design Pietro Leoni
Seduta relax per area chill-out, una piccola amaca per tutti sviluppata su un solo foglio di compensato da dieci millimetri su cui possano rilassarsi i maker dopo le loro fatiche quotidiane. Questa proposta utilizza la tecnica del taglio a controllo numerico per realizzare una tessitura lignea, ottenuta sempre a partire dalle logiche di una fresa a tre assi o di una lasercut.
Il piano di seduta è a 35 cm da terra; la forma accogliente dello schienale concavo permette di sprofondare cullati come da un'amaca. La larghezza della sedia è pari a 112 cm, considerati anche i supporti laterali: questa dimensione permette di potersi accovacciare anche trasversalmente, come in una poltrona tradizionale. La profondità di 97 cm e la sua altezza di 78 mantengono centrale il baricentro nonostante lo sbalzo dei supporti rispetto alla base. Oltre agli incastri, i componenti vengono collegati tramite viti, bulloni e fascette per cablaggio. Questa seduta può essere ottenuta da un solo foglio di 200 x 155 cm.
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Guenda, design Filippo Mambretti
È una lampada da tavolo modulare, assemblabile in infinite versioni ottimizzate a seconda delle differenti tipologie di utilizzo riscontrabili all'interno dei FabLab. I moduli sono stati pensati in mdf di 3mm di spessore, ottenuti attraverso il taglio laser 2D.
La lampada Guenda è stata sviluppata in tre moduli diversi che, combinati tra loro, permettono di costruire molteplici soluzioni strutturali per variare l'utilizzo della luce in base alle necessità del momento. La fonte luminosa scelta è una lampadina a risparmio energetico mini globo E27, possibilmente fredda per non sfalsare le tinte cromatiche degli elementi presenti sul banco di lavoro. Il cavo elettrico delle lampade, inserito successivamente al montaggio della struttura del diffusore, deve avere un diametro di 4 mm. Sono praticabili due differenti modalità di montaggio.
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L'"utopia democratica" di Mari è il punto di partenza dell'operazione Autoprogettazione 2.0, la chiamata al progetto open-source di Domus che è stata raccolta da 257 designer di cui sette premiati ed esposti alla mostra "The Future in the Making", a Palazzo Clerici
Jig Saw (Massimo Barbierato)
Questo tavolo/scrivania (che ha dimensioni 90 x 140 x 75h cm) si ottiene tagliando a pantografo un foglio di multistrato di pioppo dello spessore di 15 mm, precedentemente tagliato nelle dimensioni di 115 x 200 cm. Sul ripiano vengono eseguite quattro scanalature fresate, profonde metà dello spessore del multistrato, che consentono di incastrare le gambe tra loro. È stato concepito per essere montato rapidamente da una sola persona, senza l'aiuto di utensili o colle. Il montaggio parte dalle gambe, che si infilano tra loro dall'alto. Vi si appoggia sopra il piano, incastrando le gambe nelle scanalature a x e garantendo in questo modo stabilità.
Scarica il progetto Jig Saw
Chimera, design Carlo D'Alesio, Piero Santoro
Chimera è un sistema open-source di di illuminazione ad alte prestazioni. Il progetto prevede tre diffusori, ma tutti con sorgenti led, da montare su supporti meccanici standard o pre-esistenti. Testa Leone è pensato per illuminare un banco di lavoro generico, quando la richiesta è di un elevato comfort visivo. Testa Capra è un illuminatore scialitico (assenza totale di ombre proiettate), con lente di ingrandimento 3x. Testa Serpente è un essiccatore/polimerizzatore a raggi uv, ideale per specifiche attività di laboratorio. Per ottenere il miglior compromesso possibile fra performance, costi e facilità di realizzazione sono stati utilizzati molti componenti standard. Tutte le teste utilizzano le stesse lavorazioni, gli stessi materiali disponibili in lastra e, laddove possibile, gli stessi pezzi da fabbricare. Utilizzando Arduino come microcontroller programmabile, è possibile integrare uno svariato numero di tecnologie volte all'interazione fra utilizzatore, ambiente circostante e compito visivo.
Scarica il progetto da Scarica il progetto Chimera, Testa di Capra
Wedge Side Table, design Andreas Kowalewski
È un mobile che si costruisce, immagazzina e spedisce in modo semplice, con poco lavoro manuale. Caratteristica di questo tavolino, previsto in due varianti, sono la semplicità della sua costruzione e l'utilizzo di un solo materiale. Incastrando tra loro i tre elementi che costituiscono il sostegno, tramite i segmenti di giunzione, la struttura diventa solida e, allo stesso tempo, si viene a definire il carattere visivo del tavolino. Il piano si fissa con tre viti alle tre gambe della struttura di sostegno, dal lato non visibile. Tutti i segmenti del tavolo possono essere realizzati con operazioni congiunte.
I prototipi attuali sono stati realizzati con fogli in multistrato spessi 8 mm e poi laccati, ma la soluzione ideale suggerita dal progettista è che vengano prelaminati in pvc in differenti colori, mentre il multistrato può rimanere visibile sul bordo.
Due le versioni proposte, differenti per dimensioni: cm 41 x 41 x 45h; cm 36 x 36 x 36h.
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Lightbox, design Michael Tomalik
È una lampada da lavoro: oltre a illuminare la scrivania, serve a tenerla in ordine. L'accorpamento di due funzioni in un unico oggetto consente di ottimizzare lo spazio sul piano del tavolo. L'ispirazione formale di Lightbox è la tradizionale cassetta degli attrezzi, pensata qui con vani di differente ampiezza e realizzata in legno compensato spesso 8 mm, tagliato con una fresatrice. La forma a V della base di appoggio del contenitore consente di inclinarlo su entrambi i lati e di veicolare così il fascio di luce sul piano di lavoro.
Due fessure poste nei sostegni della maniglia, che nella cassetta si utilizza per il trasporto, consentono di alloggiare una lampada fluorescente tubolare. Il cavo di alimentazione corre verso la base e viene fissato in una scanalatura del divisorio centrale dei vani contenitori. Le sue dimensioni sono 565 x 584 x 305 h cm.
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Gringo, design Paolo Cardini
Questa struttura contenitore per laboratori e officine si ispira alle sacche in pelle dei cowboy e ai massicci cinturoni in pelle porta attrezzi. Il progetto si basa su una struttura in legno totalmente personalizzabile, in base alle esigenze individuali o a quelle imposte dallo spazio del FabLab. Si possono realizzare una rastrelliera a muro, una struttura ad angolo oppure un divisorio funzionale che è possibile utilizzare accedendo da entrambi gli ambienti che collega. A questa semplice struttura si agganciano differenti moduli funzionali adatti ad accogliere attrezzi di diverse forme e dimensioni; ogni modulo può essere tolto dalla struttura e portato nella postazione di lavoro di chi ne deve utilizzare l'attrezzatura, agganciandolo a tavoli o sedie.
È stato utilizzato legno di abete, da 2 x 4 cm per i profili e 4 x 4 cm per i montanti della struttura. I contenitori sono in plexiglass lucido sabbiato con carta abrasiva per renderlo opaco e dargli una parvenza di usura.
Scarica il progetto Gringo

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