Black2 by Konstantin Grcic

La mostra ideata dal designer tedesco per l'Istituto Svizzero di Roma analizza la presenza della forma squadrata di colore nero nella produzione dell'oggetto contemporaneo

Attraverso una selezione di cinquanta prodotti più o meno noti (o talvolta persino popolari), Grcic accomuna oggetti disomogenei all'interno di una categoria formale e linguistica omogenea. Con i suoi ricchissimi valori simbolici, la forma nera e squadrata ha attraversato la storia millenaria delle culture: dalle steli egizie alle tavole della legge consegnate a Mosé; da certe tradizioni ceramiche cinesi alla Caaba islamica, fino all'alchimia e alla pietra filosofale che, secondo la tradizione, avrebbe l'aspetto di un cubo nero. Ma è a partire dal Novecento, con l'età moderna, che la forma nera e squadrata assume un rilievo e una diffusione così ampia da diventare una tendenza formale.
L'arte del Novecento è irrimediabilmente segnata dal Quadrato nero su fondo bianco (1913) di Kazimir Malevic, primo tentativo di dare una forma moderna all'Io, al "sentimento individuale" per usare le parole del Manifesto di Malevic. L'epoca che ha cercato di rendere razionali anche i sogni è segnata da questo segno nero e squadrato, che non esiste in natura, artificiale, autonomo. Dalle teorie psicologiche a quelle matematiche del Black Box (scatola nera), "nero e squadrato" si riferisce a un modello misterioso, di cui non si conosce il meccanismo interno, e conoscibile pertanto solo attraverso le reazioni che produce se sottoposto a un impulso esterno determinato. È forse con riferimento a queste peculiarità che, nella produzione di oggetti tecnologici, "nero e squadrato" sono attributi imprescindibili e ricorrenti. In mostra alcuni esempi emblematici: il chip di Apple per l'iPhone e l'iPad, il ThinkPad IBM, l'amplificatore Marshall e l'audiocassetta BASF. E proprio l'audiocassetta BASF ha un valore storico fondativo perché fu il primo oggetto senza precedenti prodotto in plastica dall'industria moderna. Per renderlo commercializzabile, significativamente i designer scelsero una forma nera e squadrata. Altre volte si tratta di scelte autoriali complesse, applicate a oggetti tradizionali come una pentola (è il caso de La Cubica di Aldo Rossi del 1991) o un carrello contenitore (il Boby di Joe Colombo del 1970), o una sedia – in mostra la Vitra03 di Maarten Van Severen – o lo stesso Diana B Table di Grcic (2002) e il TV Black ST 201 di Sapper e Zanuso (1969). Persino nella moda, "nero e squadrato" ha avuto una diffusione sempre più notevole (in mostra il portafoglio Comme des Garçons, la classica hand bag Chanel, il piumino smanicato Patagonia, la confezione di un profumo Armani), al punto che spesso ha rappresentato una tendenza, un'idea di eleganza, ma senza perdere comunque i tratti di radicalità e forse di mistero.
Con "Black2" Grcic prosegue le riflessioni teoriche e le proposte di lettura sul tema dell'oggetto contemporaneo in un momento in cui la sperimentazione ha bisogno di nuove capacità di orientamento. La mostra non stabilisce un metodo, ma prende atto della diffusione "orizzontale" di un elemento formale, che va da un volume della Bibbia a una tanica della benzina, dalla tecnologia all'elettronica, da un diamante alla moda, ai grandi autori del Novecento. Quello che importa in questa mostra non è la firma d'autore, quanto verificare la ricchezza di questo attributo linguistico e la certezza che in ognuno dei casi esposti, e delle centinaia di oggetti neri e squadrati di cui siamo circondati, si tratta di un'azione che mette in gioco il cuore dell'idea stessa della creazione, la scelta deliberata di un uomo in un contesto produttivo e sociale preciso, che è l'età contemporanea. L'allestimento è realizzato appositamente per allontanare da una visione d'insieme o da troppo spesso auspicate tesi unitarie, ma lascia spazio alle singole storie autonome degli oggetti, alla loro complessità, e, eventualmente, ai significati di cui la coppia black square si è arricchita, affidata alla scelta del designer.

Black2 (Black and Square)
12 dicembre 2010 – 12 febbraio 2011
Istituto Svizzero di Roma

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