Addio Oscar Niemeyer

Oscar Niemeyer si è spento la scorsa notte, nell'ospedale samaritano di Rio de Janeiro dove era ricoverato. Avrebbe compiuto 105 anni il prossimo 15 dicembre.

Oscar Niemeyer si è spento la scorsa notte, nell'ospedale samaritano di Rio de Janeiro dove era ricoverato. Avrebbe compiuto 105 anni il prossimo 15 dicembre. Un secolo di vita, quanto mai intenso, è stato segnato dalla costruzione di Brasilia, l'affiliazione al partito comunista, la dittatura e l'esilio. Nel 1988 arriva poi il premio Pritzker, il Nobel dell'architettura, e nel 1996 il Leone d'Oro della Biennale di Venezia.

Nel 2007, il documentario diretto da Fabiano Micel ha rivelato le implicazioni più personali dell'opera di un uomo, che amava ripetere che "quello che conta non è l'architettura, ma la vita, gli amici e questo mondo ingiusto che dobbiamo cambiare". Il titolo, A Vida é Um Sopro (La vita è un soffio), sintetizza al meglio la sua visione poetica di un'esistenza dominata dalla passione per la politica, gli amori e per una dimensione sociale e responsabile dell'architettura. "Non ci sono segreti nell'architettura. Bisogna saper far uscire il volume direttamente dalla terra. La gente deve restare meravigliata. La forma nuova, la sorpresa; l'architettura non è un lusso che i poveri si possono permettere, è una cosa per ricchi. Ma un edificio pubblico deve sorprendere, deve dare a tutti la possibilità di godere della sua vista". La linea curva, unita all'uso sapiente del cemento, è lo strumento attraverso il quale Oscar Niemeyer ha creato il suo linguaggio formale dando corpo alle sue utopie e perseguendo quell'atteso senso di sorpresa e coinvolgimento.

Tra le opere pubblicate da Domus, compaiono alcune immagini di Brasilia del 1966, scattate da Cesare Casati, quelle relative a una recente intervista raccolta nel suo studio di Copacabana da Atto Belloli Ardessi, il primo progetto spagnolo, il Centro nella città di Avilés, e le immagini relative all'incursione di Pelin Tan nell'immenso cantiere abbandonato della fiera di Tripoli, disegnata da Niemeyer negli anni Sessanta.

Immagine di apertura di Tuca Vieiria

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