Joseph Grima

Creativo e idealista, direttore “globetrotter” dal 2011 al 2013, per il lancio di #domus1000 Joseph Grima privilegia i progetti che sanno creare delle storie e stimolare l’immaginazione di chi li usa.

I nove, straordinari, autori di #domus1000 presentano se stessi con un autoritratto di poche parole, che ne “condensa” gusti e attitudini in cinque punti: un’architettura, un oggetto di design, un’opera d’arte, un libro e una città. A interpretarne le sembianze è, invece, la colorata sintesi grafica dell’illustratore Massimo Giacon.

 

Joseph Grima, a oggi il più giovane direttore di Domus, maltese ma londinese di adozione, nasce il 24 febbraio 1977. Segno zodiacale: Pesci. Globetrotter a vocazione architettonica, curioso e attento al mondo digitale, l’ex pupillo di Boeri allarga gli orizzonti tecnologici della rivista: oltre alla carta, Domus conquista le diverse piattaforme software disponibili. A lui si deve il nuovo sito, affidato al progetto di Dan Hill, e la versione nativa per iPad sviluppata da Manuel Ehrenfeld e Marco Ferrari. Le sue riunioni abbracciano virtualmente i cinque continenti, coinvolgendo una fitta rete di giovani collaboratori-antenne sparsi in giro per il mondo. Creativo e idealista, le sue preoccupazioni sono rivolte all’ambito urbano, minato da interessi speculativi e da una crisi senza precedenti. “A costo di sporcarlo”, dichiara citando Reyner Banham nel primo editoriale, “l’Assoluto dell’architettura va riportato in cucina”. A stemperare l’approccio serioso, inserisce in timone un paio di rubriche “leggere”, come l’Oroscopo di Dan Graham e il Mixtape di Daniel Perlin.

 

Un’architettura – Uno dei miei professori all’università, Cedric Price disse una volta che noi architetti non dovremmo preoccuparci di costruire i ponti. Dovremmo piuttosto interrogarci sul modo migliore di raggiungere la sponda opposta. L’altro lato, nel caso del suo Fun Palace, era l’utopia! L’utopia – come ci viene spesso ricordato – è tale proprio perché non esiste e non può essere reale. Ciononostante può dare forma alla realtà… Sceglierei quindi il Fun Palace perché sfida ogni presupposto su cosa siano l’architettura (e i palazzi).

 

Un oggetto di design – Sul comodino di mia figlia Zoe c’è l’Eclisse di Vico Magistretti. Questa lampada è il punto di partenza ideale per un mucchio di storie… Dai principi astrofisici del sistema solare agli aneddoti sul signor Magistretti che indossava soltanto calzini rossi ed era convinto che un progetto di design fosse valido se lo si poteva spiegare al cliente per telefono. E l’idea dietro la sua Eclisse è talmente perfetta che avrebbe potuto essere twittata all’azienda.

 

Un’opera d’arte e una città – Le mie risposte alle domande 3 e 5 coincidono: la mia opera d’arte preferita è anche la mia città preferita. Conto di essere il secondo cittadino della Air-Port City di Tomás Saraceno, subito dopo di lui!

 

Un libroL’architettura degli alberi di Cesare Leonardi e Franca Stagi. L’architetto Leonardi, un mio eroe che ho finalmente avuto il piacere di conoscere la settimana scorsa, rimase sconvolto dall’ignoranza dei suoi colleghi in materia di alberi, che vedeva appiccicare nei loro progetti piante a caso – nordiche, americane, perfino orientali. Dedicò vent’anni della sua vita al disegno architettonico degli alberi del mondo attraverso le stagioni, lo studio delle ombre che proiettano, le loro cromie attraverso le stagioni. Il risultato è un capolavoro di ossessione e amore, purtroppo difficile da trovare.
© riproduzione riservata

Joseph Grima
Domus
: 2011–2013
Creative director: Marco Ferrari, salottobuono
Vicedirettore: Roberto Zancan

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