Il Sigillo di Salomone fra il Blu Klein e il Rosa Fontana
La mostra di Maurizio Nannucci alla Wiener Secession che si tiene a Vienna dal 5 aprile al 15 maggio 1995 presenta una rassegna antologica delle sue installazioni al neon. Il panorama inizia con le prime installazioni degli anni Sessanta per concludersi sulle opere create apposta per lo spazio della Secession. Questa importante manifestazione avviene dopo tutta una serie di grandi retrospettive recenti: Lenbachhaus, Monaco 1981; Villa delle Rose, Bologna 1992; Villa Arson, Nizza 1992; Usine Fromage, Rouen 1993; Biblioteca Nazionale, Parigi 1994; Kunstmuseum, Aarhus 1994.
La mostra viennese costituisce un momento celebrativo del linguaggio di Nannucci, la consacrazione del suo stile, l'integrazione dei segni semantici nell'architettura, della sua strategia dei rapporti spazio-luce nell'uso combinato dei colori. Questa mostra chiarirà in modo definitivo la dimensione operativa del personaggio in quanto "scrittore dello spazio" e protagonista dell'integrazione poetica della luce al neon nell'architettura.
Ormai Maurizio Nannucci ha raggiunto il suo posto nella famiglia dei grandi semiologi dell'arte di oggi fra il segno e la luce: Barbara Krüger, Jenny Holzer, Bruce Nauman da una parte e James Turrell e Dan Flavin dall'altra. Si conclude chiaramente così il periodo 'solitario' della sua carriera, periodo in cui l'artista fiorentino occupava un posto di relativa autoemarginazione sulla scena italiana della sua generazione.
I segni della memoria liberati dalla legge ferrea del tempo si proiettano nello spazio, il loro vero dominio, il loro campo specifico di estensione. Lo spazio è per definizione flessibile e disponibile: è quello della pagina bianca del libro, dei quattro muri o del soffitto di una stanza, dell'architrave o di una facciata architettonica. E allora interviene l'altro sistema operativo della strategia di Nannucci, il colore con i suoi complessi rapporti e corrispondenze: luce, spazio, linguaggio.
Attraverso la combinazione dei diversi elementi di questi dispositivi, l'artista ha saputo fare esplodere la sintassi paralizzante del linguaggio per raggiungere l'ordine estetico delle sue "pitture-luce" (Light-paintings).
Il rapporto fra scrittura e architettura è chiaramente sistemato nei suoi emblemi luminescenti. l suoi segni condizionano sia la luce che lo spazio dell'installazione, l'epigrafia ha conquistato la sua totale autonomia visiva.
Nannucci è stato sempre un grande viaggiatore e durante gli anni Novanta le sue pitture-luce monumentali si sono moltiplicate un po' in tutta Europa
Una composizione monumentale del 1988, un'insegna verticale di quattordici metri di lunghezza, proiettava sullo spigolo laterale del museo St. Pierre di Lione due nomi associati a due colori: Blu Klein, Rosa Fontana. Ecco un riferimento culturale che vale tutto un programma. È la chiave di lettura dell'intero operato di Maurizio Nannucci: fra il rosa dei buchi e il blu della monocromia il sigillo di Salomone...