C'erano alcuni aspetti pratici da risolvere: l'esistenza di un unico bagno molto piccolo, mentre ne avevamo bisogno di quattro. C'era bisogno di molta luce, mentre i vani delle finestre, per quanto molto alti, erano stretti.
La luce: un'ossessione. Le finestre: da spalancare e da tenere sempre aperte. C'era bisogno di una disposizione e di nuovi usi per una famiglia flessibile, nomade e fluttuante. E l'antica casa è stata invasa da grandi oggetti. Affascinante la questione della scala architettonica. Quand'è che un oggetto smette di essere un oggetto? Appesi alle pareti, questi grandi oggetti hanno origine dal pavimento e possono arrivare fino al soffitto: sono sospesi in punti improbabili, alcuni ovvi e funzionali, altri quasi inutili. È positiva quest'apparente inutilità. Crea spazio mentale. Come i colori, che possiedono la stessa forza delle forme. Con Pedro Gadanho non abbiamo discusso di queste bensì, e parecchio, dei colori: per mesi e mesi, fino a quando non abbiamo raggiunto un accordo. I colori modellano la luce, trasformano una casa, ci chiamano o ci sospingono. Appaiono flussi e ritmi tra le porte, i corridoi, e il gioco di ampliare o contenere lo spazio, secondo il proprio desiderio. Nella rivisitazione del terrazzo, è stata disegnata una piscina azzurra con i gradini e la forma che rievocano Casa Malaparte: casa e film feticci.
È l'altro oggetto, che sta fuori, ma che entra all'interno della casa, con più o meno forza, secondo la fase della giornata. E c'è anche una pelle. Una nuova pelle che, in contrapposizione agli antichi azulejos della facciata su strada, ha impresso nel prospetto interno un tratto di metallo grigio, inframmezzato di vetro, che finisce per avvolgersi in una scala esterna.
I colori modellano la luce, trasformano una casa, ci chiamano o ci sospingono. Appaiono flussi e ritmi tra le porte, i corridoi, e il gioco di ampliare o contenere lo spazio, secondo il proprio desiderio.
Project Team: Pedro Gadanho, with Sara Silva Natária
Client: Guta Moura Guedes