Essere decorativi non è un diritto sbandierato per reazione ideologica, come accaduto negli anni Ottanta; né tanto meno la prerogativa di un mondo esclusivamente legato al lusso. L’ornamento non è più un delitto e farne uso può avere a che fare con sfere meno cerebrali e speculative, ma decisamente più emozionali. La decorazione torna alla sua prima natura di godimento estetico, di armonia formale, di gradevolezza. In questo senso i lavori tessili di Allegra Hicks sono emblematici di una liberazione della forma decorativa che in alcuni territori del progetto è stata poco osteggiata e, anzi, al contrario molto apprezzata e tutelata. Ma facciamo un passo indietro.
È un’intelligenza emotiva che s’incanala nella reiterazione e nella disciplina. Quando le chiedo dove trova la sua più profonda ispirazione, mi aspetto che faccia riferimento alla natura. Invece confida: “Nel silenzio”. Aggiunge che disegnare è la pratica più simile e vicina alla meditazione e il silenzio è un metodo efficace per ripulire la propria mente interiore da immagini e sollecitazioni esterne. Se non si compie questa prassi di azzeramento, allora non si riesce a vedere e cogliere alcuna suggestione. D’altra parte, la sua monografia An Eye for Design è un grande Instagram ante-litteram, testimonianza di una dedizione alla visione per immagini, accostamenti e connessioni messa in atto ben prima che un social network potesse impostarvi sopra il suo successo.
fino al 16 gennaio 2017
Allegra Hicks. Per filo e per segno
Giustini / Stagetti Galleria O. Roma
via dell’Arancio 46/49, Roma