FabLab a Operae 2013

In occasione di Operae, il FabLab di Torino ha dato vita a un vero e proprio laboratorio creativo, con macchine a controllo numerico e stampanti 3D, per mostrarne al pubblico le potenzialità.

Tra design e autoproduzione, tecnologia e artigianato, i maker – entusiastici inventori e creatori di oggetti fai-da-te – si sono ritrovati a Operae, kermesse torinese alla sua quarta edizione, che ha seguito di qualche giorno la Maker Faire, altra importante iniziativa romana sullo stesso tema.
Il movimento dei maker condivide idee di riuso e senso della community, con l’obiettivo di mettere a disposizione di tutti, i risultati e le conoscenze acquisite. Il web è il veicolo da cui attingere le informazioni necessarie, restituendole poi generosamente col proprio apporto e la propria esperienza. È una sorta di progettazione open source che offre ampie possibilità di partecipazione condivisa.
FabLab
Lo spazio del FabLab torinese a Operae 2013
Dall’11 al 13 ottobre 2013, nell’ambito di Operae si sono alternate conferenze, stand espositivi, performance e atelier didattici nello spettacolare contenitore delle Officine Grandi Riparazioni: titano dell’archeologia industriale tardo-ottocentesca.
“Non c’è bisogno del permesso di nessuno per fare grandi cose”, sostiene Massimo Banzi che, dalle colline di Ivrea ha ideato insieme ad altri quattro co-fondatori il progetto Arduino, ovvero la scheda microcontrollore open source, utilizzata dai creativi di tutto il mondo.
FabLab Torino
La Eggbot modificata da Gianluca Pugliese è in grado di scrivere su superfici curve, tramite un comune pennarello a base alcolica

In occasione di Operae, il Fablab di Torino – un laboratorio dove chiunque può realizzare ogni tipo di oggetto, costruendo, se necessario, anche la macchina per realizzarlo – ha ricreato all’interno delle OGR un vero e proprio laboratorio creativo, trasferendo in loco alcune macchine a controllo numerico e stampanti 3D, per poterne sperimentare e mostrare al pubblico le potenzialità in totale libertà.

Il risultato è stato interessante: autoprodurre significa saper fare, stabilendo un rapporto diretto e più umano con l’oggetto, controllando com’è realizzato, al contrario di quanto avviene con gli oggetti industriali: non modificabili e per certi versi impersonali.

FabLab Torino
La Eggbot modificata da Gianluca Pugliese è in grado di scrivere su superfici curve, tramite un comune pennarello a base alcolica

Carlo Bianchi e Michel Baroni, maker del Fablab Torino raccontano com’è nata l’idea di “realizzare modelli di studio funzionali nel minor tempo possibile”, costruendo una termoformatrice formato domestico, compatta, in compensato tagliato al laser, semplificando il modello dei tradizionali macchinari industriali, molto costosi e di grandi dimensioni.

La macchina è in grado di produrre un’ampia gamma di oggetti, dagli stampi per pasticceri alle custodie per smartphone, dalle lampade in materiale plastico ai prototipi. Proprio l’uso nel campo della prototipizzazione, infatti, è una delle direzioni più utili e innovative della termoformatrice: abbatte costi e tempi di attesa, permettendo ai progettisti di controllare il processo di realizzazione di un oggetto.

FabLab
Fixing machine, progetto di Stefano Paradiso ed Enrico Bassi del Fab Lab di Torino
La Fixing Machine – una stampante 3D a strati successivi – è stata invece costruita da Stefano Paradiso per realizzare degli elementi in acido polilattico (PLA) a forma di cerotto, da utilizzare per tener uniti i pezzi rotti di un oggetto, dopo averli incollati tra loro. Ma il cerotto riparatore – di forma, dimensione e colori diversi – diventa un escamotage per curare ironicamente gli oggetti, dare dignità alla crepa, al punto di rottura. Stampato in pochi minuti, il cerotto viene ammorbidito in acqua calda, per essere modellato manualmente sull’oggetto, assumerne la forma ed essere incollato sulla crepa: un inno divertito alla riparazione e al riuso.
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Fixing machine, progetto di Stefano Paradiso ed Enrico Bassi del Fab Lab di Torino
Il 31enne Gianluca Pugliese – vincitore del primo premio per la categoria WOW alla Maker Faire di Roma – ha costruito a Torino una Eggbot, macchina non convenzionale realizzata con una scheda elettronica e pezzi di recupero di vecchie stampanti. Eggbot è in grado di scrivere su superfici curve, tramite un comune pennarello a base alcolica: semplici palline da ping-pong diventano quindi supporto di scritte, trasformandosi in gadget o biglietti da visita particolari. Grazie alla stessa macchina, Pugliese prevede di sostituire la penna con una punta di diamante per poter incidere su plastica o vetro, estendendo ulteriormente le possibilità di utilizzo.
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Lo spazio del FabLab torinese a Operae 2013. Photo Pepe Fotografia
Rootless, infine, è un progetto di bicicletta dal telaio in legno, realizzato da un team di maker – Enrico Bassi, designer e test user,
Maurizio Mion, Andrea Patrucco, Gualtiero Tumolo. Lavorata con una fresa a controllo numerico e realizzata in due scocche unite insieme, la bici è progettata su misura del ciclista, con diversi legni locali certificati. “Il legno è ampiamente sottovalutato come materiale tecnico – sostiene Bassi – anche se offre alte performance, estetica e facilità di lavorazione”.
FabLab
Lo spazio del FabLab torinese a Operae 2013. Nella foto, Gijs Bakker, fondatore di Droog Design
Si delinea una nuova visione della cultura materiale, che si oppone allo spreco e al consumismo esasperato, con un atteggiamento non molto distante da quello della generazione dei nostri nonni: quando recuperare e riutilizzare le cose era normale e quasi istintiva necessità; non un modello di comportamento acquisito. Ma si tratta di una rivoluzione anche più profonda, che s’insinua tra i binari consolidati della produzione industriale e della distribuzione tradizionale, proponendo un modello di homo faber – tecnologico artigiano contemporaneo – capace di creare da sé ciò di cui ha bisogno, aperto a condividere il suo know-how con la comunità globale.

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