Operae 2013

Alla sua quarta edizione, il successo del festival torinese di design autoprodotto sta nell’ottima organizzazione e in un calendario fitto di eventi e workshop.

A volte, il luogo, dice tutto. Quest’anno a far da teatro a Operae, il festival dedicato al design indipendente e autoprodotto realizzato da Bold e giunto alla quarta edizione, è stata l’immensa cattedrale industriale di oltre 7.000 metri quadrati delle Officine Grandi Riparazioni di Torino.

Dall’11 al 13 ottobre, nel cuore del capoluogo piemontese, di fianco al Politecnico, le immense navate che alla fine dell’Ottocento ospitavano fabbriche per la costruzione e la manutenzione di locomotive e vagoni ferroviari si sono trasformate in un allestimento suggestivo progettato dallo studio /LAM di Luca Macrì.

Operae 2013. Photo PEPE Fotografia
Operae 2013. Photo PEPE Fotografia

Oltre 70 espositori provenienti non solo dall’Italia (Sicilia, Puglia, Marche, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte), ma anche da tutta Europa: oltre 18.000 i visitatori, fra addetti ai lavori e non, che hanno confermato un successo sempre maggiore delle edizioni precedenti. Sarà per via di un momento storico che porta sempre più il design ad assumersi e interrogarsi sulle proprie responsabilità all’interno di un tessuto imprenditoriale nazionale in crisi, o sarà per una passione verso il prodotto che porta molti giovani a provarci e riprovarci, crederci, e infine riuscirci ogni anno.

Ma forse il buon risultato di Operae sta soprattutto nell’ottima organizzazione del team e in un calendario fitto di eventi, workshop e tanti ospiti, tra cui il designer Michele De Lucchi, l’economista Stefano Micelli e il fondatore del collettivo Droog Design Gijs Bakker. Per la prima volta, anche Micro, mostra mercato dell’editoria indipendente, OperaeGreen, con oggetti e progetti per l’allestimento e la cura di spazi verdi, e OperaeKids, sezione interamente dedicata ai bambini.

Operae 2013
Federica Bubani, lampade Lella e Balella
All’insegna della tradizione, di una continua ricerca e di un attento studio su antiche tecniche e materiali, Federica Bubani ha presentato una collezione di oggetti in cui convivono ceramica, legno, metallo, tessuto. Classe 1981, quando non lavora nel suo studio di Faenza dove produce opere in ceramica e quadri, Bubani partecipa a diverse mostre e festival in tutta Europa. La sua lampada da tavolo Lella ha una base in legno di faggio e il diffusore in ceramica, una terra bianca refrattaria lavorata a freddo per mettere in risalto la materia grezza. Il cavo elettrico è in tessuto grigio chiaro, gli interruttori in legno e le colorazioni, rosa pesca e azzurro, richiamano il mare delle Maldive.
Operae 2013
Graffe, lampada 30/70
Graffe non è solo uno studio di progettazione di prodotti e di interni di Milano fondato da quattro designer incrociatisi nel comune percorso lavorativo, ma è anche un laboratorio di produzione dove far ricerca su nuovi usi di vecchi materiali, realizzare serie limitate e creare una propria rete di distribuzione. Come preview, a Operae, Graffe ha presentato la lampada 30/70, il cui nome indica la relazione fra il volume di materiale solido e quello d’aria del calcestruzzo aerato autoclavato, materiale da costruzione prefabbricato di cui sono fatte le componenti. La forma a carrucola e il legame con l'aspetto originario del modulo sono parte integrante del progetto, la lampada 30/70 viene mostrata come primo prodotto di una collezione in fieri sul cemento.
Operae 2013
Laboratorio 2729, Small wooden objects
Lo studio di progettazione Laboratorio 2729, fondato da Massimo Barbierato nel 2007 a Venezia, ha presentato Small wooden objects, una collezione di piccoli oggetti per la tavola e per la casa realizzati in legno di acero e di faggio. La fruttiera modulare in frassino si trasforma in una pista gioco per la frutta, mentre i ferma porta possono essere appesi alla maniglia e permettono anche di inserire “pizzini” promemoria. L’approccio legato a rispetto e semplicità è presente, oltre che nei prodotti, anche nel campo della progettazione architettonica dello studio. Il progetto del maneggio coperto di Asolo, infatti, mostra uno spazio in acciaio e legno che diventa un dispositivo per l’osservazione, sia per l’uomo sia per il cavallo.
Operae 2013
Giacomo Borta e Filippo Burelli, vegeTable
Nella sezione OperaeGreen, dedicata a spazi verdi, orti e giardinaggio, è stato presentato l’orto su quattro ruote e portatile vegeTable ideato dagli ingegneri friulani Giacomo Borta e Filippo Burelli. Si tratta di un sistema modulare in legno massello e acciaio, disponibile in due altezze che permette la coltivazione di un orto su balconi e terrazzi di case, aziende, ristoranti, scuole e ospedali. Acquistabile tramite sito, il vegeTable è stato pensato per quei luoghi con poco verde ma desiderosi di orticoltura, perfetto anche per installazioni temporanee consente di riciclare l’acqua in eccesso che fuoriesce dalla sacca attraverso due erogatori.
Operae 2013
Dorothy Gray
Da Bologna, con amore. Nato nel 2004 come gruppo di lavoro e ricerca, il laboratorio Dorothy Gray si muove fra sperimentazione, libertà e design emozionale. Partecipa a mostre, workshop, eventi temporanei e installazioni, e a Operae ha presentato una serie di oggetti ricchi di suggestioni. Il pentagruppo costituito da Matteo Pini, Matteo Manenti, Simone Cannolicchio, Giovanni Delvecchio e Federico Santolini, dialoga e si dirige verso un design legato non solo alla mera funzionalità dell’oggetto ma a tutto quello che esso ha da comunicare, condividere e regalare a chi lo possiede. Siamese Dream è una teiera a due beccucci impossibile da usare per un'unica tazza, mentre il Kit Camporella è una copricanna per far star comoda/o lei/lui che diventa plaid fatto con tessuti di recupero da apparecchiare nei campi. Alla riscoperta di una vita concreta con esigenze e riti reali, a cui nessuno pensa più.
Operae 2013
Semiserie, laboratorio tipografico
Il laboratorio tipografico Semiserie, nato a Foligno dall'idea di Francesca De Mai e Michela Mariani, utilizza grafica e bluetooth di moderni computer insieme a vecchi macchinari tipografici come tirabozze e la pedalina a caratteri mobili – legno e piombo – degli anni Quaranta. Il duo presenta all'interno di Micro – la sezione legata all’editoria – i propri lavori di stampa artigianale, progettazione grafica che non disdegna tagli, incastri e cuciture, fotografia e disegno. Nessuna logica di mercato, solo l’idea di vendere queste piccole e rare serie di biglietti mobili, quaderni e segnalibri, d’uso assolutamente interpretabile. Le ciabatte di Freud sono un taccuino da comodino, per trascrivere i propri sogni la mattina appena alzati.

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