Wunderkammer of Ideas

Attraverso un confronto diretto tra studenti, professori e professionisti, il simposio – curato dal dean di Domus Academy Gianluigi Ricuperati e dal direttore della NABA Italo Rota a Milano – ha proposto una riflessione sul futuro delle scuole di arte e design.

Come sarà la scuola del futuro? In che modo le scuole di arte e design possono rigenerarsi per continuare ad assolvere la propria funzione di luoghi dedicati alla produzione di conoscenza?

Stimolando come prima cosa il desiderio del sapere ovvero innescando il meccanismo della meraviglia, impulso originario e sensibile ingranaggio che muove naturalmente verso la conoscenza. Questa soluzione è stata percorsa lo scorso 30 maggio da “Wunderkammer of Ideas”, seminario durante il quale gli studenti delle accademie sono stati invitati a proporre idee sull’attualità dell’educazione, confrontandosi apertamente con professionisti provenienti da settori diversi, con esperienza nell’educazione. Gli ospiti, insieme con gli studenti, hanno contribuito a tracciare una possibile mappatura delle direzioni che prenderà l’evoluzione dell’insegnamento e ogni punto di vista ha aggiunto una tessera al complesso mosaico creato dalle visioni per la scuola del futuro, sviluppate nel corso dell’intera giornata.

Attualmente, gran parte della conoscenza nel campo dell’arte e del design viene elaborata in maniera autodidatta; questa autonomia cui l’era digitale ha condotto deve avviare nella scuola una trasformazione, accelerando i suoi tempi di reazione. L’autoproduzione di conoscenza non rende superflua la presenza di maestri, ma ridisegna il loro ruolo, offrendo un’occasione positiva di aggiornamento e di scambio, e l’opportunità di concepire nuovi formati per la trasmissione del sapere, interpretando le esigenze degli studenti.

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L'intervento di Kuno Prey

Wunderkammer of Ideas”, evento ospite di “Wired Next Fest”, è stato il primo atto del processo di rinnovamento in corso presso Domus Academy e NABA, fortemente voluto dal curatore del progetto, Gianluigi Ricuperati, dean di Domus Academy e da Italo Rota, direttore scientifico di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, e realizzato grazie al supporto di Punkt., azienda di design fondata da Petter Neby nel 2008 con sede in Svizzera.

Il titolo del seminario dichiara la trasposizione in uno spazio mentale della “camera delle meraviglie”, in cui tradizionalmente erano raccolti oggetti eterogenei provenienti dal mondo della natura, dell’arte e della scienza, e il carattere multidisciplinare, oggi imprescindibile per chi studia materie creative. Specchio della varietà del mondo, le Wunderkammer erano laboratori di sperimentazione e luoghi di esercizio della conoscenza, in cui la meraviglia costituiva la molla del sapere. Il seminario ha coinvolto gli studenti in un lavoro attivo.

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Clemens Weisshaar (a sinistra) e Gianluigi Ricuperati (a destra)

Come ha spiegato Rota, per superare l’impasse che i giovani vivono nello scollamento tra il bagaglio della loro conoscenza e il mondo del lavoro, bisogna trasformarli in persone “enzimatiche”, in grado di convertire il nutrimento, in questo caso culturale, in energia pura. In un momento in cui la prospettiva del lavoro assilla gli studenti, le scuole dovrebbero insegnare loro prima di tutto a conoscere se stessi, oltre le norme comportamentali che un’istituzione impone, come ha sottolineato Neby, e a rispettare i propri ritmi assecondandoli, dettaglio essenziale anche nei confronti del mondo lavorativo.

Il primo ospite della giornata è stato il fisico Giovanni Amelino-Camelia, tra i più autorevoli studiosi di gravità quantistica, che mette in relazione l’educazione scientifica e quella artistica, accomunate nella trasmissione non solo delle nozioni, che presto diventano obsolete, ma anche dell’attualità dei processi creativi, e soprattutto dell’importanza di destare negli studenti la consapevolezza dell’esistenza di un margine per l’innovazione, dotandoli degli strumenti necessari per perseguirla. L’intervento di Amnon Dekel, direttore del Dipartimento di Software Engineering presso lo Shenkar College of Engineering and Design a Tel Aviv, si concentra sulla necessità d’integrare ingegneria e design per soddisfare le aspettative attuali e unire il carattere funzionale con la magia che la creatività riesce a infondere alle cose.

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L'intervento di Amnon Denkel (a sinistra)

Clemens Weisshaar, designer e co-fondatore dello studio Kram/Weisshaar, che vanta collaborazioni con Rem Koolhaas e progetti con Audi e Prada, ha rigettato nel suo lavoro ogni metodo in favore di una ricerca sempre nuova, che vede nel software la duttilità per una trasformazione che sia al passo con una cultura fluida che avanza rapidamente. Matteo Pericoli, architetto e celebre illustratore che ha recentemente terminato l’insegnamento del laboratorio di Architettura Letteraria alla Columbia University School of the Arts, ha rivelato le affinità stringenti tra architettura, illustrazione e scrittura, e ha spiegato come tutte concorrano a cogliere le qualità costruttive dello spazio.

Renato Montagner, architetto dalla rinomata esperienza nel mondo del design e dello sportswear, fondatore dello studio multidisciplinare Change Design, ha spiegato come considera l’educazione nella propria specificità, come interfaccia tra scuola e azienda, puntando sulla formazione come momento di grande libertà prima di entrare nel mondo del lavoro. Kuno Prey, formatosi come designer tra i primi allievi di Domus Academy e fondatore della nuova Facoltà di Design e Arti alla Libera Università di Bolzano, ha dedicato ai giovani studenti otto punti per trovare la propria posizione nel mondo: essere curiosi, porre domande su tutto, cercare di andare in profondità senza accontentarsi, essere generosi e parlare con le persone, provare le cose prima di affermare di conoscerle, pretendere molto da se stessi ed educarsi attraverso la lettura e l'ascolto.

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Dan Hill (a sinistra) e il fisico Giovanni Amelino-Camelia (a destra)
Dan Hill, direttore generale di Fabrica e autore del blog City of Sound, considerato tra i più autorevoli siti di architettura e urbanistica, ha preso le mosse dalla constatazione del crollo della fiducia generale nei confronti delle istituzioni, e quindi delle accademie, e ha considerato le alternative che possono nascere grazie alla collaborazione tra diverse professionalità. Per Giorgio de Mitri, direttore creativo dell’agenzia Sartoria Comunicazione di Modena e autore di numerose campagne di successo, non c'è una strada definita da suggerire, perché ognuno deve trovare la propria, seguendo la passione e il talento, che vanno ben oltre l’insegnamento che si può apprendere a scuola. L’intervento di Elisa Poli, co-fondatrice del gruppo di ricerca Cluster Theory e docente presso l’Universtità di Ferrara e le Accademie di Bologna e di Reggio Calabria, si è concentrato sull’importanza di riconoscere i limiti della tecnologia, in modo da non subirla, ma usarla quale strumento utile accanto ad altri, come la lettura e il dialogo, capaci di sviluppare un’attitudine critica.
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L'intervento di Elisa Poli
Tomáš Libertíny, designer sperimentale con studio a Rotterdam, ha mostrato alcuni esempi della sua produzione che nasce dal rapporto tra la tecnologia e la natura. L’essenza della sua ricerca risiede nella comprensione del processo che porta quasi empaticamente alla realizzazione dell’oggetto. Nikolaus Hirsch, architetto, curatore e direttore della Städelschule e di Portikus Kunsthalle a Francoforte, si è soffermato sull’importanza dell’ospitalità della scuola, della creazione di un format o di uno spazio che generi occasioni di collaborazione in modo organico, anche in un ambiente competitivo. Una simile tensione è presente nella concezione dello spazio espositivo, che spesso si trova ad accogliere progetti che sono insieme locali e globali, legati a una precisa identità ed espressione di un’esigenza universale.
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L'intervento di Renato Montagner

La giornata è proseguita con una nuova conversazione presso il Planetario di Milano e con un assaggio della videoinstallazione di Roberto Paci Dalò, Ye Shangai, presentata integralmente lo scorso 2 giugno alla Biennale di Venezia, per concludersi sotto la volta del cielo stellato, da sempre metafora di mistero e conoscenza.

Lo spettacolo del cielo è stato accompagnato dalla lettura di T. S. Eliot: “La nostra unica salute è la malattia | Se obbediamo all’infermiera morente | La cui cura costante non è di piacere | Ma di ricordarci la maledizione nostra e d’Adamo, | E che per guarire la nostra malattia deve peggiorare. | Tutta la terra è il nostro ospedale | Finanziato da un milionario in rovina | Dove, se va bene, moriremo | Dell'assoluta cura paterna | Che non ci lascerà mai, ma ci precede dappertutto". Con questi versi, Ricuperati ha riavvolto la giornata al suo principio, rievocando le complesse motivazioni che hanno infiammato e alimentano la volontà della conoscenza, a volte cosciente reazione a una situazione di crisi.

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Intervento di Laura La Que

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