La questione Belgio

È possibile parlare di "design belga" in un Paese in cui l'assenza di un'identità comune ben delineata costituisce un'identità in sé? Il rinvigorirsi di eventi come Interieur a Kortrijk e "Reciprocity" a Liegi fa pensare che il Belgio stia vivendo una proficua fase creativa.

Questo articolo è stato pubblicato su Domus 966, febbraio 2013

Design belga. Vi dice qualcosa? E 'scena' belga del design? Ancora niente? Allora fa lo stesso, perché, se ne avete sentito parlare, vi siete sbagliati: non esiste nulla del genere. Lo so perché me lo hanno detto alcuni designer belgi e altri personaggi attivi nella "non-scena" locale. Che hanno risposto in modo unanime alle seguenti domande: Esiste qualcosa che si possa definire design belga? No. Sentite di appartenere a una comunità di designer? No. Riconoscete l'esistenza di tratti tipicamente belgi nel design? No. Eccovi accontentati. Avreste avuto l'articolo più breve del mondo. Eppure, dall'esterno, si nota che in quest'angolo del Nord Europa sta succedendo qualcosa di molto interessante. Forse però è meglio non provare a dargli un nome. Se anche nei momenti più felici ascrivere delle caratteristiche nazionali al design può rivelarsi un problema, nel caso del Belgio, un Paese con tre lingue ufficiali (francese, fiammingo e tedesco) e spaccato da differenze regionali, questo è ancora più difficile.

"Il Belgio è un Paese inesistente, una costruzione artificiale", afferma Jan Boelen, direttore del Centro d'arte contemporanea Z33 di Hasselt, galleria di design con uno dei programmi espositivi più regolarmente stimolanti in Europa. Boelen continua spiegando come, con i fondi per la cultura assegnati su base regionale—con l'educazione e i media ugualmente divisi secondo linee locali—sia difficile parlare di una 'scena' coerente.

Uno dei caratteri tipici dei belgi è che, essendo stati dominati da una serie di potenze straniere—Francia, Olanda, Germania e Spagna—, essi sono storicamente sospettosi nei confronti delle forze di Governo, e più propensi all'individualismo e all'autodeterminazione. "Penso che si tratti certamente di un'attitudine diffusa", dice Boelen. "Non segui le regole ma cerchi un varco nella legislazione per poter fare le cose a modo tuo". E Z33 è un ottimo esempio, perché in assenza di una strategia nazionale per il design—simile a quella che si può trovare nella vicina Olanda—, tutto dipende dall'intraprendenza dei singoli. A dieci anni dalla fondazione, Z33 è diventato l'epicentro del dibattito sul design nel Paese, impegnanto a fondo nell'esplorare gli estremi confini della disciplina.
In apertura: Oggetti in ceramica realizzati da Unfold— Claire Warnier e Dries Verbruggen—nel 2011. La possibilità di produrre strati molto sottili consente di creare nuove forme. Photo Kristof Vrancken / © Unfold. Qui sopra: Unfold, <i>Stratigraphic Manufactury</i>, Biennale del Design di Istanbul, 2012. Oltre a esporre il proprio lavoro sulla stampa in 3D della ceramica, Unfold ha messo in atto un modello distributivo e produttivo che ha coinvolto una rete di produttori locali
In apertura: Oggetti in ceramica realizzati da Unfold— Claire Warnier e Dries Verbruggen—nel 2011. La possibilità di produrre strati molto sottili consente di creare nuove forme. Photo Kristof Vrancken / © Unfold. Qui sopra: Unfold, Stratigraphic Manufactury, Biennale del Design di Istanbul, 2012. Oltre a esporre il proprio lavoro sulla stampa in 3D della ceramica, Unfold ha messo in atto un modello distributivo e produttivo che ha coinvolto una rete di produttori locali
Con mostre come "Designing Critical Design" (2007), "1% Water" (2008), "Alter Nature" (2010) e "The Machine" (2012), ha cercato in tutti modi di sondare il peso del design nel modificare le circostanze sociali e ambientali che abbiamo di fronte a noi: tanto che, alla fine, qualsiasi conversazione sul design in Belgio riporta a Boelen. La sua influenza si estende non solo sul calendario culturale ma anche sulla direzione che una nuova generazione di designer sta prendendo nel proprio lavoro. Come fondatore del master in Social Design alla Design Academy di Eindhoven, in Olanda, Boelen ha assistito all'emergere di alcuni tra i più promettenti studi di design in Belgio, tra cui Intrastructures, di Thomas Lommée, e Unfold, di Claire Warnier e Dries Verbruggen. Esplorando le pratiche di design open source e i nuovi mezzi di produzione, entrambi gli studi si sono guadagnati una posizione di rilievo nella mostra "Adhocracy" della scorsa Biennale del Design di Istanbul. "Jan ha avuto un ruolo importante", afferma Lommée dal suo studio di Bruxelles. "Tutto quello che avevo in mano era un bozzetto del mio progetto OpenStructures, e lui mi ha detto 'questa è la nostra organizzazione, questo è il budget: tra due anni voglio una mostra'".
La stampante 3D per ceramica (in basso a destra) è stata costruita sulla base del progetto open source RepRap. Photo Kristof Vrancken /© Z33
La stampante 3D per ceramica (in basso a destra) è stata costruita sulla base del progetto open source RepRap. Photo Kristof Vrancken /© Z33
OpenStructures è un sistema di design modulare open source che consente a chiunque di creare dei prodotti usando un semplice kit di parti. Tutti possono contribuire con dei progetti, o adattare pezzi esistenti aggiungendoli alla costellazione di oggetti disponibili. Per esempio, invece di comprare un bollitore puoi scegliere di fartene uno da solo, secondo uno schema molto semplice individuato da Jesse Howard (uno dei collaboratori di OpenStructures), che consiste in una caraffa e una resistenza in rame. Non costerà meno di un esemplare economico di plastica made in China, ma è di sicuro più ecologico.
Se è vero che in Belgio non esiste un’identità comune, c’è almeno una massa critica. Si sta delineando qualcosa di simile a un momento di forte slancio
Nella mostra “L’Artisan Électronique” del 2010, curata da Unfold e Tim Knapen e commissionata da Z33 House for Contemporary Art in collaborazione con Bits from Bytes, il processo di stampa in 3D imita le tradizionali tecniche ceramiche: la forma si crea grazie all’accumularsi di strati di argilla. Photo Peter Verbruggen / © Unfold
Nella mostra “L’Artisan Électronique” del 2010, curata da Unfold e Tim Knapen e commissionata da Z33 House for Contemporary Art in collaborazione con Bits from Bytes, il processo di stampa in 3D imita le tradizionali tecniche ceramiche: la forma si crea grazie all’accumularsi di strati di argilla. Photo Peter Verbruggen / © Unfold
Tutti i prodotti sono progettati per poter essere smontati, e tutte le parti sono numerate così che sia possibile riutilizzarle in una diversa configurazione. Pensato per un'epoca di bisogno diffuso, il sistema modulare di Lommée è concepito per renderci più autonomi, ma anche più propensi a un'ottica di comunità. Grazie alla stampa in 3D, a semplici programmi di progettazione e istruzioni video su YouTube, gli strumenti per realizzare una cultura più partecipativa del costruire esistono: "È solo una questione di mentalità", dice Lommée. "Mi interessa di più progettare infrastrutture che prodotti", afferma. "Sono convinto che le infrastrutture influenzino il modo in cui ci comportiamo. Internet facilita la condivisione e la gente sta diventando più collaborativa e meno competitiva—non perché stiamo migliorando come persone, ma proprio grazie alle infrastrutture".
OS Sand Digger, ruspa per sabbia disegnata da Ricardo Carneiro e Tristan Kopp. Fa parte del progetto del 2011 OS Kid’s Toys, che ha coinvolto designer, artigiani e studenti nell’invenzione di giocattoli — tra cui uno slittino, una sedia e un’altalena — costruiti utilizzando componenti del precedente progetto OS BlocBox (di Thomas Lommée e Jo Van Bostraeten). Photo courtesy of Intrastructures
OS Sand Digger, ruspa per sabbia disegnata da Ricardo Carneiro e Tristan Kopp. Fa parte del progetto del 2011 OS Kid’s Toys, che ha coinvolto designer, artigiani e studenti nell’invenzione di giocattoli — tra cui uno slittino, una sedia e un’altalena — costruiti utilizzando componenti del precedente progetto OS BlocBox (di Thomas Lommée e Jo Van Bostraeten). Photo courtesy of Intrastructures
Insieme a Boelen, Lommée, che oggi insegna nello stesso corso di Social Design a Eindhoven in cui si è laureato, sta lavorando con i suoi studenti intorno alla questione di come rivitalizzare l'economia della città di Genk, a pochi chilometri da Hasselt, dove una fabbrica della Ford ha di recente chiuso i battenti lasciando senza lavoro 10.000 persone. I due stanno così cercando il modo per sostituire un'unica grande azienda con mille iniziative di piccole dimensioni, ciascuna delle quali impieghi dieci persone. Nel frattempo, a ENSCI Les Ateliers di Parigi, altro istituto in cui Lommée è titolare di un corso, i suoi studenti stanno sviluppando un modello di crowd-funding per i loro progetti: "Perché non siano solo abili nel produrre oggetti, ma si interroghino anche sulla ragione per cui li stanno progettando", dice. "Il design è sempre stato al servizio di grosse organizzazioni, ma ora il cliente sta diventando il cittadino comune, fatto che acquisterà sempre più importanza".
OS Waterboiler nella versione di Unfold, con recipiente in vetro e filtro in ceramica realizzato con stampante 3D. Photo courtesy of Intrastructures
OS Waterboiler nella versione di Unfold, con recipiente in vetro e filtro in ceramica realizzato con stampante 3D. Photo courtesy of Intrastructures
Ad Anversa, in una vena simile a quella di Lommée, sotto il nome Unfold operano Dries Verbruggen e la sua partner olandese Claire Warnier. Incentrato sullo sviluppo di nuovi modi di produzione, il loro Stratigraphic Manufactury è un sistema di stampa in 3D, adattato con una testina speciale alla modellazione dell'argilla. Non hanno avuto il permesso di modificare i file digitali, ma, aggiustando lo spessore degli strati e usando speciali argille e paste di vetro, sono riusciti a trasferire le loro conoscenze ai prodotti finiti. Metà artigianato e metà robotica, si è trattato—dice Verbruggen—di "un'esplorazione di come una rete molto estesa possa fare una grande differenza nella produzione".
La ruota per vasi virtuale è uno strumento digitale che consente di “far girare” le forme e gli oggetti. Photo © Unfold
La ruota per vasi virtuale è uno strumento digitale che consente di “far girare” le forme e gli oggetti. Photo © Unfold
Unfold ha sviluppato anche un altro utensile per la produzione di ceramiche, ribattezzato L'Artisan Électronique: una ruota da vasaio virtuale che permette di sagomare a mano l'anteprima wire-frame di un vaso in ceramica con un semplice piegamento della mano davanti allo schermo. Questo può consentirci di creare oggetti in ceramica online, per poi stamparli nel più vicino negozio dotato di stampante 3D o in un Fablab: "una fabbrica in rete virtuale", secondo la definizione di Verbruggen. Scettico riguardo all'opportunità di lasciare che la gente cominci da zero, Verbruggen preferisce farla operare all'interno di una serie di limiti prestabiliti, per influenzare una grande famiglia di oggetti. "Questo è il modo in cui vediamo il design del futuro: quando la produzione personale sarà più diffusa, il designer dovrà cedere una parte del controllo sul progetto finale. Il gioco della personalizzazione deve spingersi oltre la semplice scelta dei colori delle nostre nuove scarpe da ginnastica".
OS Suitcase, design Marijn van der Poll con parti di Thomas Lommée e Jo Van Bostraeten. Photo courtesy of Intrastructures
OS Suitcase, design Marijn van der Poll con parti di Thomas Lommée e Jo Van Bostraeten. Photo courtesy of Intrastructures
"Design belga per me non vuol dire niente", sostiene Verbruggen. "Non ha il senso di un'identità in base alla quale esibire il proprio lavoro insieme ad altri — non è come in Olanda, dove il design è lo sport nazionale". Tuttavia confessa che il panorama dà segni di cambiamento. "Cinque anni fa non sarei stato in grado di fare il nome di una buona organizzazione locale, ma tutto dipende in effetti dall'intraprendenza dei singoli". Uno di questi 'singoli' è Giovanna Massoni, direttore artistico di quella che era la Biennale del Design di Liegi, rilanciata lo scorso anno come "Reciprocity", una piattaforma di design per l'innovazione sociale. Massoni, italiana con base a Bruxelles, dice di dover lottare con la faziosità provinciale del Paese ("ci sono confini culturali che percepisci ogni giorno") e l'approccio conservatore delle istituzioni ("non finanziano la ricerca, promuovono solo i risultati"); ciononostante, vede un potenziale all'interno di questo sistema anarcoide. "Volevamo creare una piattaforma per concepire il design come qualcosa di diverso dai prodotti", sostiene. "Abbiamo introdotto un programma di design per l'innovazione sociale per vedere come la gente reagiva all'idea, e siamo rimasti piacevolmente sorpresi".
L’architettura-scultura Tape Hasselt, sospesa tra gli alberi e costruita con strati sovrapposti di nastro adesivo trasparente, avvolti intorno a una struttura leggera di supporto. È stata realizzata a Hasselt lo scorso anno da Z33 con lo studio Numen / For Use per celebrare i dieci anni di attività. photos Kristof Vrancken / Z33
L’architettura-scultura Tape Hasselt, sospesa tra gli alberi e costruita con strati sovrapposti di nastro adesivo trasparente, avvolti intorno a una struttura leggera di supporto. È stata realizzata a Hasselt lo scorso anno da Z33 con lo studio Numen / For Use per celebrare i dieci anni di attività. photos Kristof Vrancken / Z33
Il perno di tale approccio è un progetto-mostra denominato "Welcome to Saint-Gilles!": otto istituti di design di Belgio, Olanda e Germania sono stati invitati a proporre interventi su piccola scala che contribuissero a rinvigorire un quartiere percepito spesso come una terra di nessuno. Di nuovo, il tutto con la collaborazione di Lommée, curatore di un progetto che non ha solo conferito a Liegi una dimensione più internazionale, ma è stato anche ben accolto dagli abitanti, tanto che Massoni pensa di continuare a svilupparlo ("Un progetto di innovazione sociale non può incominciare e poi fermarsi fino alla prossima edizione").
Prodotti frutto del workshop “Domestic Reuse”, un esperimento sul progetto open source ospitato dalla galleria Onomatopee di Eindhoven come parte di “We Can Make It If We Try”, 2012. Base di partenza per questo lavoro collettivo è stata la piastrella in gesso — il materiale da costruzione domestico per eccellenza — impilata e lavorata per creare stampi per ceramica
Prodotti frutto del workshop “Domestic Reuse”, un esperimento sul progetto open source ospitato dalla galleria Onomatopee di Eindhoven come parte di “We Can Make It If We Try”, 2012. Base di partenza per questo lavoro collettivo è stata la piastrella in gesso — il materiale da costruzione domestico per eccellenza — impilata e lavorata per creare stampi per ceramica
Eppure, dice, in Belgio i designer menzionati fino a questo momento, prodotti dalla "Eindhoven connection" di Boelen, sono in realtà delle eccezioni. Nelle categorie del product design più tradizionale, Massoni indica nomi come Diane Steverlynck e Xavier Lust (i cui tavoli-panchine PicNik sono alla Tate Modern), insieme al design tessile di Chevalier Masson. Vale la pena di ricordare anche altri studi giovani come Bram Boo, Studio Simple e LoFi Studio di Christiane Högner. Ci sono anche nomi più affermati, come Sylvain Willenz o l'architetto Julien De Smedt, che sta lanciando un suo marchio, e, naturalmente, Studio Job, i beniamini del mercato dell'arte-design. Persino lo stilista Raf Simons di Dior (già studente di design industriale, laureatosi nello stesso corso di Jan Boelen) ambisce a entrare nel mondo del design del prodotto. Perciò, se non esiste un'identità comune, c'è almeno una massa critica. Si aggiunga a tutto questo la Biennale Interieur di Kortrijk, che nel 2012 si è mostrata più grande e più internazionale degli anni precedenti, una Biennale di Liegi anch'essa rinvigorita, la nomina di Marie Pok come curatore per il design al museo Grand Hornu, ed ecco delinearsi qualcosa di simile a un momento di forte slancio. "La cosa positiva è che gli eventi guardano al sociale, sforzandosi di non vedere il design solo nei prodotti", sottolinea Boelen. "Sono molto contento di questi cambiamenti, anche se per me non sono ancora abbastanza radicali". Justin McGuirk, Critico di design e architettura
Processo produttivo di un mobile della collezione Stencil, disegnata da Julien Carretero, 2012.
Processo produttivo di un mobile della collezione Stencil, disegnata da Julien Carretero, 2012.
Mobile-seduta Nacelle, disegnato da Julien Carretero in collaborazione con il produttore di imbottiti Kohlmaier Wien, in occasione della Vienna Design Week 2012
Mobile-seduta Nacelle, disegnato da Julien Carretero in collaborazione con il produttore di imbottiti Kohlmaier Wien, in occasione della Vienna Design Week 2012
Installazione cinetica <i>Tele-Present Wind</i> di David Bowen, in cui dei sensori catturano informazioni dall’intensità e direzione del vento, presentata a Interieur 2012
Installazione cinetica Tele-Present Wind di David Bowen, in cui dei sensori catturano informazioni dall’intensità e direzione del vento, presentata a Interieur 2012
Il progetto RV—Room Vehicle di Greg Lynn per “Future Primitives”, Interieur 2012, un modulo abitativo minimo a basso impatto di CO2. Photo Frederik Vercruysse
Il progetto RV—Room Vehicle di Greg Lynn per “Future Primitives”, Interieur 2012, un modulo abitativo minimo a basso impatto di CO2. Photo Frederik Vercruysse

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