Autoritratto d’artista

La Fondazione Beyeler presenta una mostra dedicata a Roni Horn che l’ha concepita, appositamente per gli spazi del museo svizzero, come un vero e proprio autoritratto.

Roni Horn Beyeler
Roni Horn è nata a New York nel 1955. Attiva dagli anni Settanta, è parte di una generazione di artisti che ha fatto proprie le modalità concettuali e rielaborato il portato del minimalismo, e che ha manifestato grande interesse per tematiche identitarie e di genere; tematiche che interpreta al di là di qualsiasi polarizzazione. Perché per l’artista il soggetto è unico, diverso a seconda delle esperienze, delle relazioni e delle possibilità che gli si presentano; ma in perenne cambiamento: fluido, multiplo, cangiante. Cangiante come gli stati d’animo. Cangiante come l’acqua che può prendere ogni forma senza rinunciare alla propria essenza; come il vetro, che assorbe la luce e appare diverso in ogni momento; e, incondizionabile come il tempo atmosferico.
Roni Horn Beyeler
Roni Horn, vista della mostra alla Fondazione Beyeler
Con il suo lavoro sottile e rigoroso, ma intimo, Roni Horn affronta il tema della molteplicità e della variabilità, della metamorfosi continua di tutto ciò che vive, e della natura sfaccettata e inafferrabile delle cose, alla cui essenza non può coincidere una forma stabile, ma solo un’effimera apparenza. E così l’artista vuole che sia la propria opera: precisa nel messaggio, ma variegata nelle forme, nei materiali, nei linguaggi; e mutevole, destinata a vivere diversamente nello spazio che la accoglie e nello sguardo di ognuno che la osservi. Dal suo lavoro spira sempre il senso di una profonda esperienza interiore. Cosa che non esclude il valore politico del suo lavoro: la critica rispetto a ogni categoria fissa non si limita certo alla sfera dell’intimità.
Roni Horn Beyeler
Roni Horn, vista della mostra alla Fondazione Beyeler

Ora la Fondazione Beyeler presenta una mostra dedicata al suo lavoro, pensata con la sua collaborazione, appositamente per gli spazi del museo.

Nelle sale affacciate sull’acqua, sul verde del giardino o sui campi ingialliti d’inizio autunno, le opere, riunite per nuclei, vivono con rinnovata vitalità.

La mostra apre con a.k.a. del 2008–2009: una serie di ritratti fotografici presentati sobriamente, in forma di dittico, dell’artista colta in fasi della vita e in età diverse. L’accostamento non segue criteri cronologici e non ubbidisce a gerarchia di sorta. La dialettica tra continuità e cambiamento si fa esplicita, mentre le trasformazioni risultano enfatizzate: di fronte ad a.k.a. si ha l’impressione che ogni immagine esprima un’identità a se stante.

Roni Horn Beyeler
Roni Horn, vista della mostra alla Fondazione Beyeler
Nella sala successiva, affacciata sul giardino ci sono i Water Double: monoliti cilindrici di vetro colato, di oltre un metro di altezza e di diametro; la superficie della circonferenza, molata, appare crespa, opaca, corrugata. Ma chi si affacci per guardarli dall’alto avrà l’illusione di uno specchio d’acqua limpida e immobile. Invece si tratta di vetro fuso, traslucido, trasparente, ma solido; pronto a riflettere le immagini che si presentino e sensibile alla luce che cambia e alle condizioni metereologiche; tutte caratteristiche che accomunano questo materiale all’altra grande protagonista del lavoro di Roni Horn, l’acqua. Still Water (The River Thames, for Example), del 1999 è un’installazione di fotografie della superficie del Tamigi, accompagnate da note, scritte dall’artista, riguardanti la storia del fiume stesso e della sua presenza nella città, e la sua relazione con l’uomo.

Nell’intento di coinvolgere il visitatore, molte delle note gli si rivolgono direttamente, con un incoraggiante “tu”. L’opera, esposta in mostra, vive alle pareti, ma è anche il soggetto di un libro dallo stesso titolo. I libri sono infatti una parte importante della pratica dell’artista; in molti casi il loro titolo fa rifermento a una possibilità di ordinare e categorizzare, che invece il contenuto del libro stesso nega. È il caso, per esempio di un altro volume che Horn ha dedicato all’acqua del Tamigi, il Dictionary Of Water. Anche in questo libro non esiste ordine possibile per le immagini dell’acqua che, portata dalla corrente, infinitamente fluisce e si altera, cambia forma e riflette le condizioni esterne e interne; senza venire meno a ciò che è.

In mostra è esposta anche una serie di grandi disegni astratti, realizzati, in realtà, attraverso una tecnica di composizione complessa e minuziosa: altri disegni, precedentemente realizzati con pigmento minerale, vengono tagliati, e numerosi frammenti incollati su una nuova carta, con l’aggiunta di delicate annotazioni o di piccoli tratti a matita di piombo. L’insieme evoca mappe, perimetri di isole, grandi mazzi di fiori.

Roni Horn Beyeler
Roni Horn, vista della mostra alla Fondazione Beyeler
La mostra chiude con The Selected Gifts 19742015, recente installazione fotografica costituita da sessantasette singoli scatti di oggetti che Roni Horn ha ricevuto nel corso degli ultimi quarant’anni: oggetti di svariato genere, che gli amici hanno ritenuto corrisponderle, e per questo le hanno donato. Per Horn, The Selected Gifts 19742015 è un vero e proprio “vicarious selfportrait”, un autoritratto sostitutivo; lei stessa dichiara di attribuirgli grande importanza. Del resto l’artista afferma di percepire questa mostra, più ancora delle numerose altre, tenutesi precedentemente negli spazi più prestigiosi del mondo, come un vero e proprio ritratto. “Si tratta di una mostra completa, equilibrata nel suo insieme, nel contenuto concettuale, formale, esperienziale, e nei diversi idiomi attraverso i quali si sviluppa. Un’occasione di vedere me stessa da dentro, da dietro”, afferma.
© riproduzione riservata

fino al 1 gennaio 2017
Roni Horn

Fondation Beyeler
Baselstrasse 77, Riehen – Basilea 

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