I ❤ John Giorno

La grande retrospettiva sul poeta beat John Giorno al Palais de Tokyo, orchestrata dal suo compagno, l’artista Ugo Rondinone, è una buona occasione per conoscerlo, insieme all’interpretazione di diversi artisti contemporanei.

I love John Giorno, Palais de Tokyo
La grande retrospettiva su John Giorno orchestrata dal Palais de Tokyo è una nuova carta bianca curatoriale a Ugo Rondinone, ma la vertigine nel dettaglio biografico sarebbe impensabile al di fuori del suo personale, struggente e minuzioso atto d’amore per il suo compagno che è il grande e influente poeta americano.  
Una coreografia quasi statica e un monumentale tributo diviso in otto intensi capitoli di vita e di lavoro che la curatrice Florence Ostende ha coordinato e riposizionato in questo spazio smisurato. Reale come la ricostruzione di quelle che sono delle vere e proprie stanze e situazioni nel vissuto di John Giorno, è un omaggio frutto di una selezione di artisti di generazioni spesso distanti.
I love John Giorno, Palais de Tokyo, veduta della mostra
In apertura e qui sopra: I love John Giorno, Palais de Tokyo, veduta della mostra
Si passa dalla leggerezza di Angela Bulloch che accomoda lo spettatore in una deliziosa lounge dove poter fruire collettivamente della prolifica produzione del John Giorno Poetry System e che ci introduce a una poesia che scivola dalla pagina al disco. Pierre Huyghe ripropone il suo Sleeptalking del 1998, memorabile esercizio produttivo che riscrive il precedente warholiano eliminando l’attitudine alla documentazione pura con una lunga intervista al poeta in voice-off che stravolge lo stile del remake del film Sleep di Andy Warhol, e mescola abilmente media e formati confrontandosi con un opera dilatata che  testimonia la palpabile persistenza delle condizioni di eterno ritorno dell’underground newyorkese: è della corsa all’indietro di un tempo biologico per l’arte e la vita di Giorno.
I love John Giorno, Palais de Tokyo
Rirkrit Tiravanija, untitled 2008 (JG reads), 2008, 16 mm film. Courtesy of the artist and Gavin Brown’s enterprise, New York
Ciò che resta intatto nelle ricerche contemporanee che ruotano attorno alla mitologia di John Giorno è la forza dell’atto poetico e la sua capacità di presa che in tutti i lavori in mostra sembra propagarsi in una crescente comunità di adepti che dagli inizi della sua ricerca ad oggi coltivano forme di dedizione quasi epidermiche. Tutti si producono in una serie di progressivi slittamenti semantici, siano quelli dei musicisti, come Michael Stipe minuzioso riattivatore del ritmo ipnotico delle liriche di John Giorno o, come nel caso di Rirkrit Tiravanija, artisti semplicemente affascinati dall’energia dello slam brutale e diretto di John Giorno.
I love John Giorno, Palais de Tokyo
A sinistra: John Giorno LIFE IS A KILLER, 2015. Acrylic on canvas, 101.6 x 101.6 cm. A destra: GOD IS MAN MADE, 2015 Acrylic on canvas, 101.6 x 101.6 cm. Courtesy the Artist & Elizabeth Dee New York. Copyright Etienne Frossard

Ma quasi sempre è all’opera il riutilizzo del demone seminale di Warhol in una direzione o un altra. Soprattutto nella dimensione architettonica. Per Tiravanija è ancora una volta il modello, la ricostruzione in scala 1:1 dello spazio di lavoro dell’artista che diventa un riuscitissimo contenitore per le strategie di redistribuzione del poetico tout court.

Giorno ha liberato la poesia dalla pagina, l’ha portata nelle strade, distribuita su tutti i media ed è divenuto una galassia di senso critico e bellezza inossidabile e diffusa. Fuori e dentro la mostra. Ragazze in rollerblade riattivano la distribuzione di testi come nelle operazioni di incontro con il pubblico cominciate alla fine degli anni ’60.

I love John Giorno, Palais de Tokyo
Giorno Poetry Systems, William S. Burrough and John Giorno: A d’Arc Press Selection GPS 006-007, released by Giorno Poetry Systems. LP art work, cover, 1975. Courtesy Giorno Poetry Systems
La mostra vera e propria però si penetra, come in un rituale di iniziazione, attraversandone la hall decorata da un immenso murale I LOVE JOHN GIORNO opera del grafico inglese Scott King. L’effetto gadget e volutamente cheap scompare oltrepassata la soglia e con l’immersione in un lungo un corridoio nero. È quasi l’abisso di un immaginario reading quello che ci si apre davanti insieme al potente ritmo di una multiproiezione, come se Arthur Rimbaud si producesse al Madison Square Garden o come se si potessero riconvocare, in una riunione di spiriti eletti, Allen Ginsberg e Brion Gysin, William Bourroughs o Kerouac.
I love John Giorno, Palais de tokyo
Ugo Rondinone, THANX 4 NOTHING, Film installation (black & white), 14 min. 2015. Courtesy of the artist. Copyright Ugo Rondinone

Thanx 4 Nothing, è il meraviglioso poema che Giorno scrisse per il suo 70° compleanno, che Ugo Rondinone ha messo in scena e filmato. Il poeta si trasforma in magnifico crooner a piedi nudi in un elegante tuxedo sulla scena del Palais des glaces de Paris.

La beat-generation non potrebbe avere nell’antropocene odierno una migliore installazione. Questa performance rimarrà probabilmente come uno dei migliori tentativi di carotaggio di un giacimento che pare inesauribile. Che siano la gioia dell’atto spirituale buddista, così cara a tutti i poeti beat, o quella che John Giorno comunica, vi si ritrova un surplus, un suo segreto dell’energia nella meticolosa e instancabile attività di performer, ammanuense, filosofo, archivista di una poesia che sembra scaturire da un atto collettivo e realizzarsi solo nell’incontro con il pubblico.

I love John Giorno, Palais de Tokyo
John GIORNO, DON’T WAIT FOR ANYTHING, 2012, Silkscreen on canvas, 48 x 48 inches © John Giorno. Courtesy of the artist and Almine Rech Gallery

L’esposizione del suo archivio nella sala centrale della mostra è una impresa da capogiro con poemi trasformati in wall papers ma anche migliaia di documenti ed effemera, quasi quest’uomo avesse attraversato le decine e decine di stagioni della storia dell’arte recente, tutti consultabili come la sala di una enorme biblioteca.

La dedizione profonda al testo, forse l’eco della pratica quotidiana della scuola buddista Nyingma, che già è trascrizione dal sanscrito al tibetano, e l’antichissimo passaggio dall’oralità alla scrittura ne sono i precetti. Questo è più probabilmente il segreto dei tanti mantra sutra e testi epurati ed efficaci che ci circondano e riempiono la mostra persino in versione karaoke.

I love John Giorno, Palais de Tokyo, veduta della mostra
I love John Giorno, Palais de Tokyo, veduta della mostra
Rondinone si spinge lontano quando riproduce in bronzo e in trompe l’oeil il camino della loro casa e l’altare da preghiera di John Giorno. La sala, che si completa con prestiti di antichità tibetane provenienti dal museo Guimet, crea un effetto di radicamento totale alla perfezione e alla maestria di un insegnamento che ci arriva effettivamente da molto lontano. Tuttavia per il pubblico del contemporaneo la più adamantina delle gemme di questo kolossal-Giorno rimane quella del contatto diretto con Sleep il film originale che opera come un’illuminazione nel nonsense di una a-temporalità fuori dall’alienazione dei ritmi consumistici del contemporaneo.
I love John Giorno, Palais de Tokyo
I love John Giorno, Palais de Tokyo, veduta della mostra
È il sonno del poeta ma è anche l’onnipresente ipnosi del cinema con le sue lunghissime ore di realtà sottratte alla vita. Per tutta la durata della mostra inoltre, una serie di eventi, letture e incontri di e con John Giorno racconteranno le tappe del suo percorso dirompente. Un numero telefonico gratuito (solo in Francia) riattiva anche lo storico D.I.A.L a poem del 1968, la possibilità infinita e legata al caso di un contatto diretto e intenso con l’atto poetico tout court.  
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