Monika Sosnowska: Tower

Gli 860-880 Lakeshore Drive Apartments di Ludwig Mies van der Rohe (1951) sono la fonte d’ispirazione di Tower, l’opera dell’artista polacca Monika Sosnowska attualmente in mostra alla galleria newyorchese Hauser & Wirth, nella 18° Strada.

Monika Sosnowska: Tower
In Tower Monika Sosnowska ribalta la tensione essenzialista dell’opera di Mies van der Rohe in una sfida ai parametri dell’architettura e della scultura.

In Tower Monika Sosnowska ribalta la tensione essenzialista dell’opera di Mies van der Rohe in una sfida ai parametri dell’architettura e della scultura. Sosnowska elabora in grandezza naturale le nitide matrici della pareti continue d’acciaio di Mies van der Rohe.

Sotto le sue mani gli snelli pannelli d’acciaio brunito si curvano, si torcono e si piegano allungandosi in un carcassa orizzontale lunga quasi 34 metri saldata insieme, che conserva particolari originali come le maniglie delle finestre. L’opera è suddivisa in due sezioni: nella prima una singola parete continua si incurva dispiegandosi in una galleria cilindrica, collegata perpendicolarmente a tre altre pareti continue sovrapposte l’una all’altra in una forma cilindrica molto più aerea, attraverso la quale si può osservare l’interno della parte terminale della scultura

Monika Sosnowska, Tower
Monika Sosnowska, Tower, 2014. Acciaio, vernice, 332.7 x 3223.3 x 668 cm. Vista dell'installazione, "Monika Sosnowska. Tower", Hauser & Wirth New York, 18th Street, 2014. Courtesy the artist and Hauser & Wirth Photo: Genevieve Hanson

Mies van der Rohe progettò i Lake Shore Apartments come edifici da costruire rapidamente grazie a moduli prefabbricati di parete continua, completi delle aperture di quattro finestre collocate orizzontalmente. Un metodo costruttivo che all’epoca suscitò meraviglia e contribuì ad affermare il valore di innovazione dell’idea di progettazione razionale.

A causa delle norme antincendio l’esterno dell’edificio richiedeva un rivestimento di calcestruzzo antifiamma, che impedì a Mies van der Rohe di lasciare a vista lo scheletro strutturale dell’edificio. Per esprimere ciò che restava sotto il rivestimento l’architetto appese della travi a doppia T non strutturali all’esterno dell’edificio, tra una finestra e l’altra. Questi montanti corrono sull’intera altezza della struttura come una specie di esoscheletro non funzionale, una firma sull’edificio che ne sottolinea la verticalità. È noto che l’architetto citasse Schrödinger affermando che la caratteristica concettuale dei suoi edifici era la “generalità”: il fatto che potessero essere collocati ovunque, e che i loro componenti non fossero assolutamente unici.

Monika Sosnowska, <i>Tower</i>, 2014. Steel, paint 332.7 x 3223.3 x 668 cm. Installation view, "Monika Sosnowska. Tower", Hauser & Wirth New York, 18th Street, 2014
Monika Sosnowska, Tower, 2014. Acciaio, vernice, 332.7 x 3223.3 x 668 cm. Vista dell'installazione, "Monika Sosnowska. Tower", Hauser & Wirth New York, 18th Street, 2014. Courtesy the artist and Hauser & Wirth Photo: Genevieve Hanson

Se si considera Tower semplicemente come la mutilazione degli elementi di parete continua di un edificio, mirata a una critica dell’International Style, se ne perdono di vista le doti più affascinanti. Un gesto simile non esprimerebbe nulla più della solita critica di cui questo stile è stato bersaglio negli ultimi cinquant’anni: e cioè che la sua patriarcale promessa utopica era una chimera e che, in fatto di stili architettonici, l’International Style è solo uno dei tanti.

Ma nonostante la sua dedizione essenzialista Mies va der Rohe nelle sue opere lottava per definire la dialettica dei concetti di libertà e ordine, e di natura e forma. Sosnowska mette in luce questa lotta creando un’indagine spaziale che permette a chi la osserva di tirare le proprie somme, illuminando i principi dell’architettura attraverso la scultura.

Monika Sosnowska, <i>Tower</i>, 2014. Steel, paint 332.7 x 3223.3 x 668 cm. Installation view, "Monika Sosnowska. Tower", Hauser & Wirth New York, 18th Street, 2014
Monika Sosnowska, Tower, 2014. Acciaio, vernice, 332.7 x 3223.3 x 668 cm. Vista dell'installazione, "Monika Sosnowska. Tower", Hauser & Wirth New York, 18th Street, 2014. Courtesy the artist and Hauser & Wirth Photo: Genevieve Hanson

Sosnowska usa la parete continua generalista di Mies van der Rohe come linguaggio strutturale per giocare sul concetto che l’architettura, priva di funzione, viene considerata sovversiva.

Non che l’opera di Sosnowska sia architettura; ma il suo modo di utilizzare questi elementi su scala abitabile permette di tracciare una sottile analogia e, nel caso migliore, di sviluppare un’analisi. Tower prima incanta chi la osserva per la scala e per il sottinteso, familiare, regolare ritmo geometrico dei segni architettonici come le finestre.

Ma circolando intorno alle aperture dell’opera e alle lacune della sua costolatura il visitatore scopre modi unici di abitare e osservare l’opera. Questo continuo riorientamento permette a ciascuno di costruire un proprio rapporto tra tangenti, traiettorie e prospettive formali, fino ad avvicinarsi all’esperienza di creare il proprio insieme di preferenze e di principi spaziali. Questa possibilità apre una libertà empatica che l’architettura raramente concede e trasforma ciò che a prima vista si potrebbe considerare un’opera superficialmente tetra in un monumento celebrativo. Si sarebbe perfino indotti a entrarci, almeno se fosse consentito dalle rigide norme della galleria.

© riproduzione riservata


fino al 25 ottobre 2014
Monika Sosnowska
Tower

Hauser & Wirth
511 West 18th Street
New York

 

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