Memorie vive

Per festeggiare trent'anni, la Fondation Cartier di Parigi propone una “collezione bijoux” con tutti i souvenir e le pietre preziose che hanno marcato una lunga stagione espositiva.

Trent’anni sono un tempo sufficiente per considerare la tenuta di un progetto che è cresciuto in modo esponenziale e leggermente anarchico nei disegni imprenditoriali e nutrito dell’energia più sana della cultura d’impresa.
C’è come gesto fondante il romanticismo intrinseco a questo luogo con l’edificio di Jean Nouvel, che arriva nel 1994 con la nonchalance del giardino che lo circonda, lo splendido teatro botanico di Lothar Baumgarten nel boulevard Raspail, intorno le tracce evidenti di luoghi di creazione del diciannovesimo secolo. E in fondo è piacevole viverlo come un atelier, la struttura portante di un approccio al collezionismo, con il suo sguardo alla fluidità del contemporaneo. Di qui la necessità di luoghi e mecenatismo adattabili e la ricerca di linee lungimiranti, per una collezione. Talvolta è più facile pensare alle magnifiche ingenuità che si trasformano oggi in un gesto selettivo. È facile con la svolta del XXI secolo pensare alla logica delle fondazioni, piuttosto che alla poesia della sperimentazione o all’ecletticità dei generi.
Vista della mostra "Vivid Memories" alla Fondation Cartier di Parigi. Photo © Muyard & Faucha
Dalla Fondation Cartier sono passati, direi, proprio tutti o quasi i nomi che hanno marcato la scena contemporanea: artisti superstar come Takashi Murakami, designer di grido come Marc Newson, gli artist’s artist, Chris Burden o Matthew Barney, i concettuali e i videoartisti, Bill Viola e Gary Hill. Eclettico persino il palinsesto espositivo con mostre dal disegno rigoroso, la memorabile “être nature” o quelle blockbuster, che mescolano i domini di competenza: dalla panetteria installata che sforna baguette –  “Pain couture” di Jean Paul Gaultier, fino alle rock star che fotografano, disegnano e – per fortuna – cantano come Patti Smith. È un luogo che ci ha incantato con le matematiche in un film di Depardon e ci ha fatto discutere con i registi come David Lynch, la cui mostra ne lanciò la carriera di artista fuori dal contesto cinematografico. Quasi tutti regalano oggi alla mostra dei 30 anni splendidi prodotti da ricorrenza, il che non guasta. Uno splendido schermo con una tecnologia ultramoderna di Lynch, un totem Alessandro Mendini – Peter Halley e un bellissimo Mueck da vedere e rivedere.
Vista della mostra "Vivid Memories" alla Fondation Cartier di Parigi, con le lampade In-Ei di Issey Miyake per Artemide. Photo © Muyard & Faucha
Tra esplosioni di Cai-Guo-Quiang, la splendida Ballad of Sexual Dependency di Nan Goldin, piccole reliquie tracce di mostre che hanno aperto sguardi su scene sconosciute l’Africa o l’America Latina con godibilissimi  residui Chéri Samba o Bodys Ysek Kingelez: una “collezione bijoux” con tutti i souvenir e le pietre preziose che hanno marcato una lunga stagione espositiva.
© riproduzione riservata

Fino al 21 settembre 2014
Vivid Memories
Fondation Cartier
Boulevard Raspail, Parigi

Ultimi articoli di Arte

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram