Lo spazio pubblico come luogo del confronto

Dopo la Rivoluzione dei gelsomini, le strade e le piazze tunisine sono diventate territorio di nuove forme di espressione: dal festival biennale d'arte nello spazio pubblico dei coreografi Selma e Sofiane Ouissi alla marcia simbolica verso la democrazia  dell’artista multidisciplinare Houda Ghorbel.

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Nel dicembre 2010, Mohamed Bouazizi – giovane laureato disoccupato costretto a fare l’ambulante per sopravvivere – si dà fuoco davanti alla sede del governatorato di Sidi Bouzid per protestare contro il sequestro della sua merce. Inizia così, in Tunisia, la rivoluzione; e l’aspirazione a un futuro migliore smette di essere una questione privata per diventare pensiero politico da esprimere nello spazio urbano. Molte immagini della Rivoluzione dei gelsomini riguardano l’Avenue Bourghiba: la strada dei caffè e delle passeggiate serali diventa teatro di manifestazioni e scontri. Una localizzazione che è anche simbolica poiché l’Avenue conduce agli scavi di Cartagine e costituisce l’asse principale del quartiere coloniale su cui si trovano il Ministero degli Interni e l’Ambasciata Francese.
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Artocratie en Tunisie. Photo JR con Sophia Baraket, Rania Dourai, Wissal Dargueche, Aziz Tnani, Hichem Driss e Hela Ammar.

Prima della rivoluzione, la politica non poteva essere riflessione collettiva, la parola libertà non poteva neanche esser pronunciata e, per attuare un confronto – seppur timido e controllato – non restava che la strada dell’arte urbana. Così, dal 2007, i coreografi Selma e Sofiane Ouissi organizzano “DreamCity”, un festival biennale di arte nello spazio pubblico. La manifestazione ha avuto il merito di far riscoprire la Medina di Tunisi, luogo che rischia l’abbandono per lo spostamento dei suoi abitanti nelle periferie della città, coinvolgendo il ceto popolare che ancora la abita e l’élite della borghesia. Tuttavia, i due anni dalla rivoluzione non sono trascorsi inutilmente e la società tunisina, divenuta consapevole della libertà, comincia a chiedere altri spazi di espressione.

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Artocratie en Tunisie. Photo JR con Sophia Baraket, Rania Dourai, Wissal Dargueche, Aziz Tnani, Hichem Driss e Hela Ammar.
Nonostante il clima d’incertezza, che fino all’ultimo momento ha pesato sullo svolgimento dell’ultima edizione, "DreamCity 2012" si è svolto nella Medina di Tunisi e (per la prima volta) nella Medina di Sfax proponendo numerosi appuntamenti. Tra questi, si segnalano Counfa, l’installazione di Hela Ammar nel garage sotterraneo della Kasbah (un enorme spazio labirintico e buio che proponeva un’esplorazione dell’universo carcerario evidenziando l’attuale condizione del paese), e la performance della regista e coreografa Malek Sebai tra gli schedari abbandonati dell’Ancienne Bibliothèque Nationale, dove la rilettura della danza tradizionale attraverso i corpi del nostro tempo, ha coinvolto spazio e spettatori nel racconto di tradizioni ancestrali e antiche superstizioni.
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Hela Hammar, Counfa, installazione nel Parcheggio sotterraneo di Place de la Kasbah. © Photo: Dream City 2012

Pur essendo l’evento più noto, “DreamCity” non è l’unica manifestazione artistica in Tunisia ad avere luogo nello spazio pubblico. Dopo la rivoluzione, infatti, si sono sviluppati diversi progetti che guardano allo spazio pubblico e alla dimensione collettiva come a un territorio di esplorazione artistica.

Lontano dai centri urbani, il lavoro promosso dai fratelli Ouissi con il progetto Laaroussa (bambola in berbero) reinterpreta l’identità locale attraverso i linguaggi artistici contemporanei. Sviluppato nel 2011 nel villaggio berbero di Sejnane, dove le donne modellano e dipingono oggetti e statuette di ceramica portando avanti una tradizione millenaria, Laaroussa ha dato vita a un collettivo composto da una sessantina di donne del villaggio e dieci artisti con l’obiettivo di reinterpretare questa tradizione artigianale attraverso l’arte contemporanea.

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Le donne del progetto Laaroussa al lavoro. © Photo Markus Luecke

Nel marzo 2011, nell’ambito del progetto Inside Out, il fotografo francese JR e i fotografi tunisini Sophia Baraket, Rania Dourai, Wissal Dargueche, Aziz Tnani, Hichem Driss e Hela Ammar hanno sviluppato il progetto Artocratie en Tunisie con cui hanno girato il Paese, realizzando 100 ritratti di uomini e donne che rappresentano le diversità della popolazione e sono stati affissi in punti simbolici delle strade di Tunisi.

In alcuni casi, il progetto è stato accolto con qualche polemica, a La Goulette, per esempio, i ritratti erano stati incollati laddove, prima della rivoluzione, campeggiava l’immagine del presidente deposto Ben Ali e le foto sono state strappate poiché la gente, dopo aver subito l’imposizione del volto del potere in ogni spazio urbano, non voleva che sui muri fossero affisse nuove facce (neanche quelle della gente comune!).

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Vista della "Marcia simbolica verso la democrazia". © Photo Houda Ghorbel

Il recente dibattito sulla libertà di espressione e, in particolar modo, sul graffitismo dimostra che oramai lo spazio pubblico non è vissuto solo come spazio per rivendicare diritti, ma sta diventando – sempre di più – territorio di nuove forme di espressione. In questa direzione, si muove una piccola iniziativa come Tsaw’Art, organizzata da Michela Sarti e Lassad Ben Abdallah nel centenario della Mairie di La Marsa, una cittadina balneare vicina a Tunisi amata da artisti e intellettuali.

Col motto “la rue aux artistes”, questa iniziativa partita dal basso ha coinvolto artisti, pittori, poeti, acrobati, danzatori, musicisti, fotografi, scultori, passanti e curiosi fondendo la dimensione politica dello spazio pubblico con quella gioiosa dell’arte. Il comune ha autorizzato la manifestazione e anche questo costituisce una conquista, in quanto, dopo la rivoluzione, per realizzare un evento in strada, non è più necessario attendere l’approvazione della censura.

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"Tsaw’Art: la rue aux artistes". © Photo François Bioche/ Sika Photography
Dallo scorso dicembre, è iniziata la "marcia simbolica verso la democrazia" promossa dall’artista multidisciplinare Houda Ghorbel con l’aiuto di volontari convocati attraverso Facebook e la sovvenzione dell’AFAC. Nel corso della marcia, iniziata dall’Avenue Bourguiba con ulteriori tappe a Sousse, Sfax, Gabes e Bizerte, i volontari stanno trasportando delle grandi lettere tridimensionali che compongono la parola democrazia e mettono in evidenza i due valori che riassumono il significato di questa parola rappresentata da centinaia di occhi e di bocche di tunisini che possono finalmente guardare ciò che accade e dire ciò che non va.
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Vista della "Marcia simbolica verso la democrazia". © Photo Houda Ghorbel
Le printemps quand meme. Arts, Territoires, Citoyenneté è un progetto in corso nella regione di Redeyef, nel bacino minerario di Gafsa. Da qualche mese, la direttrice Yagoutha Belgacem, per conto dell’organizzazione Siwa, sta conducendo questo lavoro basato sulla formazione artistica e la partecipazione per dare centralità agli abitanti del luogo. Il progetto cerca un punto di contatto tra la maturità politica e sociale dell’entroterra tunisino e l’arte contemporanea, inoltre non si limita a coinvolgere gli artisti per lavorare sullo spazio pubblico ma porta quest’esperienza sul territorio per farla crescere nel contesto locale attraverso una dimensione partecipativa e la realizzazione di residenze di artisti.
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Residenza coreografica di Imen Smaoui realizzata all’interno del progetto Le printemps quand meme. Arts, Territoires, Citoyenneté. © Photo Laurent Malone

Lo spazio pubblico in Tunisia è diventato sempre di più uno spazio di espressione e di comunicazione, tuttavia i recenti fatti di cronaca connessi all’omicidio di Chokri Belaid e il clima d’incertezza che domina dopo la caduta del Governo dimostrano che non è semplice appropriarsi dello spazio pubblico esattamente come non è facile appropriarsi della democrazia. Marco Scarpinato, AutonomeForme

 

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Artocratie en Tunisie, JR con Sophia Baraket, Rania Dourai, Wissal Dargueche, Aziz Tnani, Hichem Driss e Hela Ammar.

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