Che si sia o meno assuefatti al linguaggio dei disturbi mentali – noi entusiasti, designer e cittadini della patria del Prozac – la parola sanatorium ("clinica") possiede ancora la capacità di spiazzarci, evocando immagini di istituzioni ottocentesche e di pazienti lobotomizzati. Reyes, con il suo titolo, è provocatorio, ma l'esperienza sa più di autoterapia che di qualcosa di sinistro. 'Terapeuti' volontari in camice bianco e muniti di taccuino accolgono i visitatori, conducendoli al banco della reception. Qui una breve consultazione porta alla prescrizione di tre trattamenti scelti da una lista di sedici terapie individuali e di gruppo. A questo punto i visitatori di Sanatorium si trasformano da frequentatori di musei in pazienti.
Mal di città
Inscenando una metafora del sistema sanitario, la clinica di Pedro Reyes cura le malattie urbane.
Che si sia o meno assuefatti al linguaggio dei disturbi mentali – noi entusiasti, designer e cittadini della patria del Prozac – la parola sanatorium ("clinica") possiede ancora la capacità di spiazzarci, evocando immagini di istituzioni ottocentesche e di pazienti lobotomizzati. Reyes, con il suo titolo, è provocatorio, ma l'esperienza sa più di autoterapia che di qualcosa di sinistro. 'Terapeuti' volontari in camice bianco e muniti di taccuino accolgono i visitatori, conducendoli al banco della reception. Qui una breve consultazione porta alla prescrizione di tre trattamenti scelti da una lista di sedici terapie individuali e di gruppo. A questo punto i visitatori di Sanatorium si trasformano da frequentatori di musei in pazienti.