Twister: musei e artisti in rete

Inaugurato all'inizio di ottobre, Twister è un progetto piuttosto inedito nel panorama italiano dell'arte contemporanea. Con alcuni dei direttori e degli artisti coinvolti proviamo a tirare le somme di questo esperimento e possibile modello. Photo Roberto Marossi. A cura di Elena Sommariva.

Prima novità: per quasi due anni, 10 musei lombardi d'arte contemporanea, messi in rete dalla Regione, hanno lavorato insieme. Sulla base di un concorso, hanno invitato e selezionato 11 artisti a creare altrettante opere site-related, da acquisire – e questa è la seconda novità – nelle proprie collezioni permanenti. Gli obiettivi dell'iniziativa, infatti, erano due: per la Regione e i musei, avvicinare il pubblico all'arte contemporanea; per i musei, anche quello di ampliare le proprie collezioni. Fino alla fine di gennaio i visitatori possono così partire per un singolare itinerario alla scoperta di alcuni dei luoghi, più o meno conosciuti, dell'arte contemporanea in Lombardia. A Milano, all'interno del Palazzo delle Stelline, c'è il loto di fibre ottiche di Mario Airò; mentre a Palazzo Reale, Marzia Migliora ha scelto e reinterpretato con un'installazione sonora 4 capolavori (di De Pisis, Russolo, Licini e Fontana) della collezione del futuro museo del Novecento. Molti lavori sono "partecipati", hanno cioè coinvolto il pubblico. Come la "mappa per perdersi" di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, che hanno ragionato sulla città e sul ruolo del museo insieme ai bambini della scuola materna di Lissone; come il monumento momentaneo di Lara Favaretto per la Gamec di Bergamo (un mega salvadanaio a favore dell'associazione di don Fausto Resini da rompere alla fine della mostra); o, ancora, come l'idea di Mme Duplok al Museo Bodini di Gemonio di assoldare (pagandoli) gli abitanti del luogo, trasformati per un giorno in guardiani del museo. Tra le opere ambientali, troviamo il "paesaggio da lontano" di Massimo Bartolini che ha alzato di 4 metri la cancellata della GAM di Gallarate e il lungo tappeto rosso srotolato da Mik e Dirk Löbbert dal tetto verso l'ingresso dell'edificio. E, ancora, la luccicante roulotte/info point di Loris Cecchini all'esterno della Galleria del Premio Suzzara (Mantova); la scultura di nebbia e di luce creata da Chiara Dynys nel tempietto del parco di Villa Panza a Varese; e la scultura di neon di Carlo Bernardini che incornicia la facciata del Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Gazoldo degli Ippolti (Mantova). E, infine, l'intervento di rete su tutti e dieci i musei dell'israeliana Ofri Cnaani.

Emma Zanella, direttrice della GAM di Gallarate
Ci può raccontare gli esordi di questa iniziativa?
Abbiamo impiegato i primi mesi – siamo all'inzio del 2007 – a capire quali fossero le nostre realtà e i punti in comune. Alcuni musei erano anche in una fase di trasformazione – noi dobbiamo inaugurare una nuova sede e il Museo del Novecento deve ancora aprire – e quindi abbiamo pensato di creare qualcosa che andasse a sovrapporsi, che fosse un valore aggiunto a quello della custodia e della conservazione museale e non un problema. Abbiamo chiesto alla Regione di poter agire liberamente, chiamando gli artisti che ritenevamo validi. La Regione ci ha posto come sola condizione quella di fare un concorso; da qui la scelta di creare degli advisor per fare una preselezione: 60 inviti, 20 finalisti e, infine, 11 artisti selezionati. Sicuramente ci siamo tutti subito trovati concordi nell'idea di cogliere questa occasione per fare produrre un'opera e farla acquistare.
Mi sembra che in molti casi si sia optato per un lavoro collettivo, partecipato…
È stata una richiesta esplicita quella di relazionare il museo con il tessuto in cui si trova. Nel corso di molte discussioni era emerso che questi musei sono conosciuti più che altro dagli addetti ai lavori. Alcuni hanno un maggiore rapporto con la città, altri meno, ma tutti soffrono di questo isolamento rispetto al pubblico comune. Si trattava quindi di aprirsi verso l'esterno.
Questa rete vi ha permesso di fare produrre e acquisire delle opere d'arte.
La Regione Lombardia ha aiutato noi musei ad ampliare le collezioni: ciascuna opera entrerà infatti nelle collezioni permanenti. Perché i musei d'arte contemporanea non possono fermarsi solo alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio, ma devono fare cultura in tempo reale. Questo è uno stimolo anche per gli artisti che finalmente trovano negli enti pubblici la possibilità di produrre e di vedere acquisite le loro opere. L'acquisizione è lo scopo di un museo vivo.
Come ve la cavate in generale con le acquisizioni?
Il tasto 'acquisizioni' non è facile perché i fondi vengono veicolati verso gli eventi, le mostre e le attività che hanno un impatto forte. Per quanto ci riguarda, devo dire che finora abbiamo navigato in buone acque. Abbiamo a lato del museo il comitato Premio Arti Visive della città di Gallarate che ogni 2 anni si dà come scopo insieme al museo l'acquisizione di opere con finanziamenti misti. Abbiamo appena chiuso la mostra "Terzo Paesaggio" con 35 acquisizioni. Oltre a ciò devo dire che come museo negli ultimi anni sono riuscita a coniugare l'organizzazione delle mostre con un progetto apposito. Per le ultime mostre ("Visibile Invisibile. Bianco-Valente", "Terzo Paesaggio", "Marcel.lì", "Le Trame di Penelope") ho chiesto agli artisti non di donare – quello lo si è sempre fatto – ma di produrre a costo del museo un'opera da introdurre in collezione.
Unendosi in rete non si corre il rischio di perdere la propria specificità e individualità?
Agli artisti abbiamo chiesto di realizzare opere site-specific e site-related, pensate quindi per un territorio specifico. I 10 artisti sono stati selezionati non tanto per il nome, ma sul progetto, sull'attinenza del progetto al museo, sulla capacità di entrare in sinergia con il territorio. Quindi ogni progetto è stato assolutamente calibrato su ciascuna istituzione museale. Abbiamo chiesto a ciascun artista di uscire dal concetto generale di Twister e di relazionarsi con il direttore del museo. Ogni intervento è stato seguito singolarmente dall'equipe del museo. Sia in fase di progetto, sia in fase di realizzazione.
Cosa riserva il futuro di Twister? State pensando a una seconda edizione?
Ne abbiamo già parlato. La nostra idea è di proseguire, di non far cadere questa iniziativa. A breve ci sarà il catalogo e la sua presentazione.

Massimo Bartolini (Galleria d'Arte Moderna di Gallarate, Varese)
Credo che all'estero sia abbastanza consolidata la pratica dei musei di produrre e acquisire le opere in occasione delle mostre, mentre in Italia l'acquisizione da parte dei musei è complessa. Il bilancio, quindi, è assolutamente positivo. Emma Zanella e i suoi collaboratori sono guerriglieri dell'arte, appassionati. Penso che questa militanza – che ricorda gli anni gloriosi del passato e porta un'energia fantastica – sia dovuta anche al fatto di essere un museo di provincia. In provincia nascono le cose davvero nuove nascono, soprattutto quella italiana. La città raccoglie ed elabora, è il luogo in cui si portano i risultati. Ho lavorato su una cancellata esistente nella nuova sede del museo, interpretando (come una specie di bonifica) un'architettura. Ho pensato di isolare e integrare allo stesso tempo il paesaggio circostante. Ho alzato la cancellata fino a 6 metri. Ci sono queste stecche libere alte 4 metri oltre la cancellata, che creano una specie di velo e sfumano la nettezza dell'edificio.

Marina Pugliese: Museo del Novecento, Milano
Nonostante il museo sia chiuso, abbiamo aderito molto volentieri perché abbiamo pensato che era l'occasione di coinvolgere degli artisti per farli dialogare con la nostra collezione. Uno dei punti forti del museo sarà la didattica in senso ampio. E quindi l'idea di offrire delle letture delle opere anomale era uno dei nostri programmi. Quando ci è stata offerta la possibilità di produrre un'opera abbiamo pensato di chiedere a un'artista un dispositivo che collegasse la collezione al pubblico e Marzia Migliora è stata bravissima. Essendo il museo chiuso è chiaro che produrre un oggetto avrebbe avuto meno significato che non creare un collegamento rispetto a tutto il patrimonio. Quindi quello che si vede a Palazzo Reale (fino al 22 novembre) è una preview del progetto. Marzia Migliora ha creato un'installazione mettendo 4 opere (De Pisis e Fontana, Russolo e Licini) a fianco di alcuni altoparlanti, attraverso i quali si sentono le voci di una serie di persone di ambiti liminari a quello dell'arte (poesia, letteratura) o del tutto estranee (una profuga albanese, un astronauta). Il risultato è davvero inaspettato. Al museo, l'opera sarà costituita da audio guide. Marzia sta studiando un dispositivo insieme a un designer in modo che si capisca che è un'opera e non una banale audio guida. Saranno le persone a scegliere il percorso. La nostra intenzione è di continuare a testimoniare l'arte italiana e milanese anche più recente, in collegamento anche con un museo che si spera abbia un respiro internazionale come quello d'arte contemporanea. Credo che collaborare, condividere, lavorare in rete arricchisca e quindi sicuramente è stata una bella esperienza come una bella esperienza è quella di AMACI, i musei d'arte contemporanea. Conoscendosi si condividono esperienze e anche problemi, che sono poi gli stessi. Quello che manca – in generale in Italia e non solo a Milano – è lavorare sulla cultura del contemporaneo, a partire dalle scuole.

Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini (Museo d'arte contemporanea di Lissone)
Ottonella: il fatto di essere chiamati attraverso un concorso è stato stimolante anche perché passare una selezione ci ha permesso di lavorare molto in fase progettuale. È stato interessante il rapporto con la città oltre a quello con il museo, perché abbiamo organizzato laboratori in una scuola materna: 8 incontri con i bambini per farli ragionare sulla città e sul ruolo del museo. Abbiamo cercato di portarli dentro il museo e di raccogliere le loro idee e impressioni. Ancora una volta abbiamo fatto un lavoro partecipato.
Nicola: Ben venga un progetto come questo, che alla fine è il tentativo riuscito di avvicinare l'istituzione pubblica anche con l'acquisizione di opere a una tendenza ormai consolidata e importante nell'arte contemporanea che è quello del site-specific e del site-related.
Ottonella: Il risultato del nostro lavoro è tangibile perché i disegni e le riflessioni che sono nati nei laboratori sono diventati delle proiezioni nella città di notte. Lungo un percorso che porta dal centro al museo. Ci sono riflessioni non canoniche sulla città: voci-guida dei bambini dentro al museo per riflettere su cosa vuole dire essere un'istituzione che promuove l'arte.
Nicola: I musei sentivano la necessità di essere slegati dal territorio e quindi le opere dovevano essere inserite all'interno del tessuto urbano. Lavorare con i bambini e quindi anche con le famiglie è stato importante. Proiettati, i disegni sono diventati disegni di luce. È un progetto a tantissime mani.

Luigi Cavadini, direttore del museo d'arte contemporanea di Lissone
La nostra adesione è stata immediata perché lavorare in rete è produttivo per tutti: per produrre e creare relazioni tra i musei, tra le proposte e tra il pubblico. Incontrandoci abbiamo scoperto le specificità di ognuno e abbiamo deciso che ciascuno deve lavorare in modo specialistico sulle proprie collezioni. Avvicinare il pubblico è uno degli obiettivi, soprattutto dei musei di provincia. L'arte contemporanea è ancora avanti rispetto al pubblico. Per questo è stato importante il lavoro di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini di portare sotto gli occhi di tutti la riflessione dei bambini sulla città e sul museo. Si è creata una bella amicizia tra i direttori e sicuramente ci saranno delle iniziative comuni e seguiranno altri scambi.

Marzia Migliora, Quelli che trascurano di rileggere si condannano a leggere sempre la stessa storia (Roland Bartes), Museo del Novecento Milano, 2009
Marzia Migliora, Quelli che trascurano di rileggere si condannano a leggere sempre la stessa storia (Roland Bartes), Museo del Novecento Milano, 2009
Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Forse possiamo anche fare una mappa per perdersi, Museo d’Arte Contemporanea, Lissone (MI), 2009
Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Forse possiamo anche fare una mappa per perdersi, Museo d’Arte Contemporanea, Lissone (MI), 2009
Lara Favaretto, Monumento momentaneo, GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, 2009
Lara Favaretto, Monumento momentaneo, GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, 2009
Mme Duplok, Per grazia ricevuta, Museo Civico Floriano Bodini, Gemonio (VA), 2009
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Massimo Bartolini, Un paesaggio da lontano, GAM Civica Galleria d’Arte Moderna, Gallarate (VA), 2009
Massimo Bartolini, Un paesaggio da lontano, GAM Civica Galleria d’Arte Moderna, Gallarate (VA), 2009
Maik e Dirk Lobbert, Welcome, Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, Gallarate (VA), 2009
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Loris Cecchini, Untitled, Galleria del Premio Suzzara, Suzzara (MN), 2009
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Chiara Dynys, Dietro di sè, FAI Villa e Collezione Panza, Varese, 2009
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Carlo Bernardini, Codice Spaziale, MAM Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Gazoldo degli Ippoliti (MN), 2009
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Ofri Cnaani, Dreams and Dramas a Villa Panza
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