I fumetti di Mao

Uno sguardo sulla nona arte cinese, fra Beijing e Hong Kong, attraverso il lavoro di sei giovani fumettisti: una generazione che non solo cerca un modo per liberarsi della censura, ma prova ad arrivare alle radici sociali dei propri problemi.

Il "popolo di Mao" invade l'Europa, ma armato di sola matita. Sono sempre più numerosi, infatti, i fumettisti cinesi che – dopo aver intrapreso uno dei tanti corsi universitari di arti applicate fra Beijing, Shanghai e Hong Kong – arrivano sul mercato europeo e ne scalano le classifiche con tirature che superano le 500mila copie. Non si tratta solo di videogiochi e cartoni animati, ma di un tipo di arte nuova, sperimentale e molto personale che riflette quanto stia cambiando la Terra di Mezzo, dove il fumetto è comparso agli inizi del Novecento.

Intorno agli anni Cinquanta, i fumetti si trovavano nei grandi magazzini, nei caffè, ai capolinea degli autobus e persino nelle mense aziendali. In quegli anni, quando Mao Zedong aveva fondato la Grande Cina, il fumetto aveva tirature che andavano da 100.000 a un milione di copie, ma erano strumento di formazione ideologica e culturale, come scrisse in un saggio del '71 Umberto Eco. Per il linguista, che ne aveva analizzato forma, struttura e contenuto, erano una sorta di educazione popolare proveniente dall'alto, in stile pedagogico, propagandistico e paternalistico.

Oggi, nell'anno del Dragone, cosa pensano e a cosa danno forma le matite silenziose del popolo cinese? Nel 2012 la Cina è stata special guest della Barcelona International Comic Fair e del Festival International de la Bande Dessinée di Angouleme, al centro di mostre al Centre Pompidou e all'Istituto Confucio, ospite permanente al Cartoon Museum di Basilea, protagonista a Udine nell'esposizione "Isole Cinesi" e, ancora, soggetto dell'antologia Canicola Cina, pubblicata lo scorso maggio, con i lavori di 14 fumettisti. Rispetto alla propaganda delle origini, la Cina scopre una nuova giovane generazione di fumettisti, che non solo cerca un modo per liberarsi della censura, ma prova ad arrivare fino alle radici sociali dei propri problemi.

Quello che proponiamo di seguito è uno sguardo sulla nona arte cinese, fra Beijing e Hong Kong.
In apertura: Stella So. Qui sopra: Tang Yan
In apertura: Stella So. Qui sopra: Tang Yan
Beijing

Negli anni '90 sono i manga giapponesi ad andare di moda. Pubblicati e distribuiti per l'intera Cina senza autorizzazione governativa, vengono quindi ritirati: lo spaesamento generale porta molti fumettisti a guardarsi attorno, con un occhio verso il fumetto europeo. Questo comporta la nascita di un fumetto indipendente dotato di stile e vita propria. I temi di oggi sono la crisi della modernità, l'incidenza dei media nella vita pubblica, la solitudine, il mondo industriale, la crescita troppo rapida della Cina, la mancanza di punti di riferimento con il passato. Molta la fantasia, l'ibridazione e le fantasticherie di vario genere che indubbiamente seducono.

Tang Yan è un fumettista di Shanghai che inizia a stampare a proprie spese un progetto dal titolo Special Comics, una sorta di almanacco giunto alla quinta edizione che ha venduto 5.000 copie grazie a una comunità che si sviluppa e si diffonde attraverso internet. Insieme al caporedattore Hu Xiaojiang, in arte Storyof, illustratore anche dello Shanghai Weekly e Cosmo Man's Health, e insieme a un team di cinque persone, Special Comics viene stampato illegalmente e venduto nelle librerie indipendenti al prezzo di 100-200 Rnb (12-25 euro).

Cong Yan, classe '83, si laurea alla Central Academy of Fine Arts e inizia la sua carriera artistica nella stanza del suo dormitorio. Fra Beijing, Singapore e la Francia, il suo lavoro invoca un mondo solitario di creature folcloristiche, a metà fra libri per bambini e un sarcasmo amaro per adulti. "Al governo non interessa la nostra pubblicazione clandestina, ma se si dovessero immischiare non potremmo più stampare. Anche se la Cina non è un paese libero, noi proviamo comunque a pensare, parlare, conoscere, dipingere e disegnare".
Hok Tak Yeung
Hok Tak Yeung
Hong Kong

Il fumetto di Hong Kong, che nasce intorno agli anni '60, è una continua storia di eroi fra Kung Fu e Gangster. Debitrice inizialmente del vicino Giappone, oggi si scopre in una forma autonoma e indipendente, con un vero e proprio luogo dedicato nel centro cittadino: il Comix Homebase. Fra love story, sesso e politica.

Cuson Lo, timido, lavora quasi vent'anni nel campo della pubblicità. Una mattina, si sveglia fumettista e da lì non smette più. S'ispira al fumetto giapponese e francese, disegna la vita di coppia ma soprattutto personaggi della politica internazionale, dal Dalai Lama al governatore di Hong Kong Leung Chun-Ying (chiamato per l'appunto "comunista clandestino") passando per Berlusconi. "Pubblico su Facebook perché è l'unico luogo democratico a disposizione. Tutti possono commentare, liberi di scegliere se una cosa piace oppure no".

Chihoi, 35 anni, dopo gli studi in scienze dell'alimentazione, capisce che vuole fare tutt'altro. Ha iniziato pubblicando alcune strisce su un magazine che oggi non esiste più e che dava l'opportunità a molti giovani di mostrare i propri lavori (pagandoli). Adora Munch, ama lo stile di alcuni fumettisti tedeschi, adattamenti letterari e temi sociologici. Ha pubblicato 10 libri, alcuni anche in italiano, "A Hong Kong vogliono cambiare le nostre vite e le nostre scelte. Ma siamo stanchi. Forse una rivoluzione ci sarà, non prima e non dopo. Forse ci sarà quando ancora stiamo disegnando".

Nato nel '70, Hok Tak Yeung è cresciuto e ha studiato a Hong Kong. Inizia a pubblicare fumetti nel '99 per riviste e giornali anche europei e partecipa a diverse mostre fra Hong Kong, Taiwan, Giappone, Francia, Svizzera. Nel 2002 pubblica How Blue was my valley ("Com'era blu la mia valle") in cui parla della sua infanzia. Con il suo tipo di arte sperimentale, cambia totalmente il modo di intendere il fumetto. Uno stile che definisce "selvaggiamente bestiale", legato alla politica.

Stella So, classe '77, dopo gli studi di Design al Politecnico di Hong Kong, infelice e silenziosa inizia a girovagare tra vicoli, mercati e vecchi palazzi della sua amata città. Comincia quindi disegnare su grandi fogli A3 i dettagli di passato che un'urbanizzazione troppo rapida sta cancellando. Fan di Moebius, nel 2002 vince l'Indipendent Short Film & Video Award con un lavoro di animazione, dal 2008 ha pubblicato 5 libri (il sesto in fieri), collabora con tre riviste.

Per le immagini si ringrazia Associazione Canicola e Comix Homebase
Chihoi
Chihoi
Yan Cong
Yan Cong
Hok Tak Yeung
Hok Tak Yeung
Stella So
Stella So

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