Analizzare le tipologie

Il centro comunitario Huis van Droo di Johan De Wachter Architects comprende una nuova palestra, il centro sociale di quartiere, un asilo nido e un ambulatorio, progettati insieme con gli utenti della cittadina olandese.

La significativa libertà nella formulazione di soluzioni progettuali che il design olandese ha conosciuto negli ultimi decenni ha probabilmente caratterizzato la maggior parte dell'architettura del paese. Alcuni particolari progetti – ampiamente pubblicati – riflettono questa impostazione che a molti può sembrare innovativa, inedita e perfino bizzarra (si pensi alla sede centrale dell'ING Group di Amsterdam, 2002, di Meyer & Van Schooten). Ma se li si osserva più da vicino questi progetti, per la maggior parte, svelano un continuo ripensamento di una tipologia edilizia comune. In realtà, la rinuncia al dogmatismo (come ha osservato Hans Ibelings) [1] ha permesso ai progettisti di iniziare ogni volta a progettare a partire da uno schizzo e di concentrarsi sulla risoluzione di problemi concreti posti dalla situazione specifica. Il risultato di questo atteggiamento spesso si nota al primo sguardo: la forma degli edifici, i gesti architettonici e la distribuzione riflettono la laconica intenzione del progettista, che corrisponde a un chiaro insieme di requisiti problematici posti dal committente.

Il lavoro dello studio di Rotterdam JDWA (Johan De Wachter Architects), sia pure con qualche eccezione, può agevolmente essere osservato attraverso questa lente. [2] La prospettiva progettuale è chiaramente individuabile nel centro comunitario Huis van Droo ("Casa Droo"), completato di recente. Il progetto – che comprende, su una superficie di 1.650 metri quadrati, una nuova palestra, il centro sociale di quartiere, un asilo nido e un ambulatorio – è stato progettato insieme con gli utenti nel quadro del piano urbanistico Droo-Zuid della cittadina di Duiven nella parte orientale dell'Olanda. JDWA ha lavorato con il Comune di Duiven e con Andries Geerse prima di tutto sul piano regolatore, allo scopo di trovare spazio per i residenti che hanno bisogno di cure, giovani o anziani. Lo scopo principale era offrire loro un ambiente sicuro e gradevole senza isolarli e permettendogli invece di essere circondati dalla comunità, dai familiari, dai vicini e dagli amici. "Il cuore dell'area residenziale e di servizio", spiegano gli architetti, "non deve diventare un grande corpo estraneo etichettato come servizio sociale. La sfida consiste nel realizzare una zona residenziale la cui qualità proviene dalla (naturale) varietà dei residenti, dalla presenza di spazi e servizi di base per giovani e anziani, di vecchie abitazioni comode e di atmosfera tranquilla negli spazi pubblici.
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Dopo la definizione delle caratteristiche fondamentali dell'edificazione dell'area restava da risolvere in modo coerente la costruzione dell'Huis. A questo punto del percorso progettuale viene in primo piano la capacità di mettere in discussione il discorso tipologico: "Una palestra è per definizione uno spazio chiuso, che non contribuisce a rendere vivi gli spazi pubblici della zona", afferma Johan de Wachter, titolare dello studio. "Avvolgendo il centro sportivo centrale con tutte le altre funzioni l'edificio diviene attivo in ogni direzione e può diventare il vero centro vitale del quartiere."
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Il 'problema di partenza' di evitare il volume chiuso e massiccio prefigurato dalla palestra è stato risolto in modo assolutamente pragmatico ma intelligente. Gli impianti sportivi sono stati collocati al centro del progetto, come nucleo spaziale principale che genera tutte le altre funzioni. Più che un volume chiuso (che avrebbe avuto un ruolo negativo su tutto il piano regolatore, fondato sull'apertura e sull'integrazione di spazi e di funzioni) la palestra è stata concepita come un grande vuoto centrale. Invece che costituire un ingombrante problema spaziale per l'insieme della composizione l'impianto sportivo è diventato il punto di riferimento centrale di tutte le funzioni, che a loro volta sono state organizzate in modo compatto per quanto complesso. I vari tipi di spazio e di funzione, dagli spazi dell'ambulatorio e del centro di fisioterapia alla zona dedicata ai bambini, dagli impianti sportivi agli spazi comunitari, sono stati sviluppati intorno alla sporthal, che alla fine diventa un'assenza di spazio. Le varie parti sono in realtà progettate con lo scopo di compattare lo spazio complessivo e di rendere semplice e lineare la fisionomia generale che ne risulta.
La Huis van Droo, con il suo orientamento a trecentosessanta gradi, è un edificio trasparente: la vera facciata è la facciata interna dell'impianto sportivo.
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Risolta la principale questione volumetrica il secondo passo del percorso progettuale è stato dedicato alla realizzazione materiale. Poiché tutto l'edificio è stato sviluppato intorno al 'vuoto' dell'impianto sportivo e come diretta conseguenza formale della più ampia idea di piano regolatore della comunità, è comprensibile che la Huis non abbia una semplice facciata esterna che racchiude gli spazi interni. È invece evidente l'intento di definire collegamenti visivi e fisici tra le parti separate di un edificio e ciò che gli sta intorno, così come i collegamenti 'interni' tra gli spazi. Il risultato è stato raggiunto tramite aperture che danno sia sull'esterno (sul paesaggio) sia sull'interno (la corte interna). "La Huis van Droo, con il suo orientamento a trecentosessanta gradi, è un edificio trasparente: la vera facciata è la facciata interna dell'impianto sportivo. La facciata di legno avvolge lo spazio centrale e tutti gli elementi funzionali chiusi, ed è quindi in certi momenti una facciata esterna e in certi altri una facciata interna", spiegano gli architetti. La percezione spaziale dell'edificio diviene perciò continua, dal nucleo centrale (l'impianto sportivo) all'esterno, rendendo l'edificio permeabile e riflettendo l'intenzione originale di renderlo parte del più vasto piano regolatore di Droo-Zuid. L'edificio è, di fatto, "sempre riconoscibile, benché differente da ogni lato", mentre "il pubblico interagisce con uno spazio altrimenti chiuso", spiegano gli architetti.
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Accanto a motivi pratici connessi alla "necessità reale di identificare e destinare con efficienza lo spazio disponibile", ciò che viene percepito dall'esterno diventa di conseguenza cruciale per la coerenza del progetto rispetto al piano regolatore. Questo spazio è concepito come un elemento condiviso da chi vi risiede e dal resto della popolazione: "Era necessaria una condivisione sia degli spazi interni sia di quelli esterni. Così il progetto poteva conservare luce e aria a sufficienza e solo a quel punto lo spazio pubblico rimane davvero disponibile al gioco, all'incontro e al riposo", precisano gli architetti.
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Oltre a essere il felice risultato di un percorso progettuale interattivo (lo studio JDWA ha lavorato insieme con gli attuali abitanti del quartiere, con i nuovi utenti e con gli utenti futuri della Huis van Droo per delineare il piano regolatore Droo-Zuid e il progetto della Huis van Droo), nonché parte attiva di un quartiere caratterizzato dalla sostenibilità ("I tre responsabili dell'architettura del Droo-Zuid hanno costantemente armonizzato il loro progetto, le sue funzioni e le sue tipologie edilizie con grande attenzione alla sostenibilità sotto ogni punto di vista e a ogni scala.") la Huis van Droo è la traduzione formale, funzionale e spaziale di un intento semplice, ma audace: mettere in discussione i punti fermi dell'architettura per rispondere a requisiti specifici e portare l'architettura oltre le aspettative.
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Note:
1. Cfr. la pubblicazione di Hans Ibelings del 1991 Modernism Without Dogma, Architects of a Younger Generation in the Netherlands, apparsa in occasione della partecipazione olandese alla quinta Mostra Internazionale d'Architettura della Biennale di Venezia dell'autunno 1991.
2. Anche se il titolare e fondatore dello studio Johan de Wachter è originario del Belgio, considera lo studio come olandese per le sue esperienze di formazione e professionali nonché per il fatto che JDWA è stato fondato a Rotterdam.
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven
Huis van Droo progettata dallo studio JDWA a Duiven

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