Francis Kéré. Vedi alla voce Africa

In Mali, due progetti realizzati con pochi soldi e materiali rudi fanno ben sperare per il futuro dell'architettura africana.

"Oggi l'Occidente fa molta fatica a vedere l'Africa. È un continente fuori dall'obiettivo e, quando rientra nella visuale, presenta di solito una visione negativa. Da qualche tempo, l'Africa è letteralmente scivolata fuori dalle mappe, in particolare dal punto di vista dell'architettura".
Lindsay Bremner, direttrice del dipartimento di architettura della Temple University, Filadelfia, ed ex direttrice della scuola d'architettura dell'University of the Witwatersrand, Johannesburg.

L'Africa, in architettura, non esiste nei documenti ufficiali se crediamo a quanto riporta l'Atlante Phaidon dell'architettura mondiale del XXI secolo: le pagine riservate all'Europa sono 348, all'America del nord 94, all'Asia 167 e all'Africa 31. Ma sarebbe davvero poco generoso arrendersi a quest'interpretazione. Sarebbe una conferma del fatto che questo continente non ha in architettura una sua storia e che può essere solo terra di conquista per i poteri più forti: come, per esempio, la Cina, che sta liberamente facendo man bassa di terre e risorse prime. E i modelli che si applicheranno qui saranno necessariamente quelli globalizzati, privi di qualsiasi identità locale.

Esiste comunque una linea di pensiero, alla quale appartiene anche Diébédo Francis Kéré, che rivendica una sua originalità. Come ricorda Nnamdi Elleh, nella sua introduzione al libro di Antoni Folkers Modern Architecture in Africa (Sun Architecture, Amsterdam, 2010), "l'architettura sostenibile, oggi uno slogan di moda in campo internazionale, può andare e venire, ma è sempre stata in Africa una pratica standard tra i pionieri del modernismo".

I progetti di cui parliamo – insieme a Kéré fanno parte di questo ambito Emilio e Matteo Caravatti (Domus n. 915, 2008), tamassociati (Domus n. 912, 2008; n. 934, 2010), Fabrizio Caròla (Domus n. 940, 2010) – appartengono a un mondo certamente dai confini ristretti: quello di associazioni no profit che, tramite il volontariato, costruiscono infrastrutture nei Paesi dove tutto manca. Il centro di cardiochirurgia Emergency, progettato da tamassociati a Khartoum, Sudan, supplisce all'emergenza e al nulla con un'architettura utile e davvero bella, se paragonata alla corrente edilizia sanitaria italiana.

Kéré organizza il centro sportivo del parco attorno a una corte/piazza
Kéré organizza il centro sportivo del parco attorno a una corte/piazza
È quindi il committente che garantisce in Africa il risultato. Kéré, per esempio, è fortunato: in un certo senso, è il committente di se stesso. Nato nel 1965 a Gando, un paesino di 2.000 abitanti del Burkina Faso, emigra a Berlino dove, grazie a una borsa di studio, ha frequentato un corso di falegnameria, prima, e di architettura, dopo. Prima della fine dei suoi studi, fonda con l'aiuto di alcuni suoi amici Schulbausteine für Gando: un'associazione che raccoglie fondi in Germania e costruisce in Burkina Faso architetture sostenibili, soprattutto infrastrutture scolastiche, in aiuto della comunità locale. Si rivela al mondo quando, nel 2004, vince con il progetto della scuola elementare di Gando l'Aga Khan Award for Architecture.

Il centro sportivo si articola in tre padiglioni caratterizzati da ampie coperture in aggetto
Il centro sportivo si articola in tre padiglioni caratterizzati da ampie coperture in aggetto
Kéré ha acquisito negli ultimi anni fama internazionale, ha ricevuto numerosi premi, ma l'ambito in cui lavora rimane sempre quello dello risorse economiche ridotte ai minimi termini e dei materiali umili. Alla pratica creativa accompagna un'intensa attività didattica: nel costruire le sue scuole, addestra i muratori (spesso sono persone con le quali è cresciuto) a scavare e a tagliare la laterite – strati di argilla che si trovano in natura, anche nei pressi dei suoi cantieri – in modo da trasformare questa materia, a chilometri e costo zero, in mattoni.

L’architettura sostenibile, oggi di moda in campo internazionale, può andare e venire, ma è sempre stata in Africa una pratica comune tra i pionieri del modernismo
I tre volumi sono disposti in modo tale da proiettare la maggior quantità possibile di ombra verso la piazza
I tre volumi sono disposti in modo tale da proiettare la maggior quantità possibile di ombra verso la piazza
Anche nei suoi ultimi due progetti, realizzati in Mali su incarico dell'Aga Khan Trust for Culture – il centro visitatori di Mopti e le infrastrutture di servizio per il parco nazionale di Bamako – Kéré erige architetture che appaiono, allo stesso tempo, compatte e leggere. A Mopti, il centro visitatori, completato in seguito al restauro nel 2006 della Grande Moschea, è un edificio costruito con blocchi di terra compressa che, non a caso, ospita il Centre for Earthen Architecture. A Bamako, i volumi che ospitano l'ingresso, il ristorante e il centro sportivo del parco sono costruiti con pietra locale e sono tutt'uno con i bastioni di roccia circostanti.

Sopra il basamento in argilla – la parte più compatta che sembra appartenere alla terra di cui è fatta – galleggia leggera nell'aria una grande copertura in aggetto, fatta di semplice lamiera. Ciò che la sorregge è una struttura metallica, una trama geometrica composta di aste sottili. Sono l'equivalente in architettura dei rami di un albero: rami artificiali attraverso i quali spira il vento a rinfrescare l'interno. Laura Bossi

L'ingresso al centro sportivo. Il parco nazionale di Bamako è un'oasi in una città, in rapida crescita, con più di un milione di abitanti
L'ingresso al centro sportivo. Il parco nazionale di Bamako è un'oasi in una città, in rapida crescita, con più di un milione di abitanti
Veduta del centro visitatori della Grande Moschea di Mopti, Mali; ospita un centro comunitario e il Centre for Earthen Architecture. Foto: Francis Kéré
Veduta del centro visitatori della Grande Moschea di Mopti, Mali; ospita un centro comunitario e il Centre for Earthen Architecture. Foto: Francis Kéré
L'edificio fa parte di un progetto più vasto che ha riguardato il restauro della moschea e la costruzione di un nuovo impianto idrico
L'edificio fa parte di un progetto più vasto che ha riguardato il restauro della moschea e la costruzione di un nuovo impianto idrico
Il centro visitatori si compone di tre differenti strutture unite da due coperture. Si affaccia su un lago: le sponde sono state rese accessibili al pubblico
Il centro visitatori si compone di tre differenti strutture unite da due coperture. Si affaccia su un lago: le sponde sono state rese accessibili al pubblico

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