Archizines: le riviste tra web e carta stampata

Il recente incontro, promosso dallo Spazio FMG con Domus in occasione della chiusura della mostra Archizines curata da Elias Redstone, intavola alcune riflessioni intorno al mondo delle riviste: un universo in divenire.

"Change the world? It was the 1960's, you know. The world did change despite the fact that now we take it for granted". Robin Middleton, intervista con Lydia Kallipoliti, in Clip, Stamp, Fold, agosto 2007

Elias Redstone ha probabilmente cominciato così: appoggiato al bancone di qualche libreria specializzata nella Londra di metà anni Novanta, quando ancora Internet non era il canale preferenziale di nutrimento nel nostro quotidiano e per scoprire la cover di un album dovevi entrare in un negozio di dischi. Perché c'erano ancora, i dischi. Il piacere leggermente feticista nello sfilare la plastica trasparente e secca che avvolgeva, come un sudario, l'ultimo CD dei Pavement; il cinema con il retrogusto di popcorn e sigarette; i live di qualunque tipo in qualunque club; prenotare un viaggio in agenzia; controllare in buchetta l'arrivo di una lettera; i gettoni per i telefoni pubblici; e le riviste. L'inconfondibile profumo che scandiva ogni risveglio domenicale fatto d'inchiostro, carta patinata e caffè. Perché le riviste non erano l'ingombrante complemento d'arredo di qualche futuro mobile Ikea, ma le scale d'accesso a una conoscenza del presente che metteva in comunicazione individui disparati formando comunità silenziose e consapevoli che un giorno avrebbero trovato nel ricordo di queste lussuose letture il simbolo stesso della propria identità.
E sull'identità della cultura architettonica, sui suoi presunti margini e nebulose intenzioni, sulla sua autoreferenzialità e fragilità Elias Redstone ha costruito un dispositivo virtuoso e leggero, un sito internet che raccoglie e illustra più di 60 riviste di settore. Dalla fanzine cilena al semestrale scientifico francese passando per il mensile stampato in forma di quotidiano in Inghilterra, questo variegato universo trova collocazione all'interno di un formato semplice ed elegante che descrive e non tradisce il valore documentario del suo funzionamento. Se nell'epoca dei social network il canale di YouTube fornisce al pubblico degli internauti una strabiliante Wunderkammer di ritagli del passato recente, quello del Novecento per intenderci, allora l'operazione di Archizines si configura come un archivio digitale per collettare informazioni di prima necessità intorno alla cultura del futuro prossimo, quello degli anni 2000. Una cultura specialistica e un po' di nicchia verrebbe da dire, se non fosse che ormai questo sito Internet è seguito da più di 18.ooo viewer e attraverso le due recenti mostre a Londra e Milano ha portato un pubblico ancora maggiore a confrontarsi con il tema della carta stampata.
In apertura: la mostra <i>Archizines</i> allo Spazio FMG di Milano. Qui sopra: un momento del dibattito di giovedì 23 febbraio alla libreria 121+ exTemporanea
In apertura: la mostra Archizines allo Spazio FMG di Milano. Qui sopra: un momento del dibattito di giovedì 23 febbraio alla libreria 121+ exTemporanea
L'exhibition machine progettata per le stanze dell'Architectural Association è stata ricollocata nell'ultimo mese all'interno dello Spazio FMG "per permettere al più largo numero possibile di persone di entrare in contatto con queste riviste in modo fisico, diretto e personale" ci spiega il curatore del progetto. Ma, oltre alla presenza fisica di fanzine e bimestrali, il display della mostra include anche—in analogia con quanto fatto a Londra—un'ultima giornata dedicata alla riflessione critica e all'incontro diretto tra pubblico e creatori di riviste. Fondatori, direttori e redattori si sono trovati a dialogare all'interno della libreria 121+ exTemporanea in un clima che, per qualche ora, ha riportato alla mente degli uditori la partecipazione impegnata delle riviste descritte da Beatriz Colomina in Clip, Stamp, Fold. Luca Molinari, moderatore del dibattito ha posto domande al curatore Elias Redstone a Joseph Gima e Matteo Ghidoni, per poi passare la parola a Luca Ballarini, Emanuele Piccardo, Luca Sampò e Demetrio Scopelliti. Il tema centrale evocato da Molinari (i nuovi magazine si pongono al pubblico attraverso la formulazione di domande specifiche per confrontarsi anche con la situazione di crisi internazionale basandosi su presupposti teorici e commerciali di varia natura) ha offerto l'occasione a ciascuno dei partecipanti di raccontare e analizzare le ragioni specifiche della propria esperienza facendo emergere alcuni punti di grande interesse: in Italia l'editoria d'architettura è in pieno fermento e alla crisi generazionale dei "senza maestri" stiamo rispondendo con un impegno critico di grande qualità.
La mostra <i>Archizines</i> allo Spazio FMG di Milano
La mostra Archizines allo Spazio FMG di Milano
Se Elias Redstone ha saputo dare visibilità a molte riviste oggi pubblicate in modo periferico e isolato mettendo in comunicazione editori che troppo spesso non conoscono la ricchezza del sistema in cui si trovano a operare, l'aspetto paradossale e interessante di questa vicenda è che, come afferma il curatore "nessuna istituzione mi ha chiesto di questo progetto, è stata una decisione mia, nata da un desiderio personale di condivisione di un patrimonio che per me è anche una grande risorsa. Le persone hanno iniziato ad apprezzare il lavoro di raccolta che stavo facendo sul sito internet e molti mi hanno contattato per inviarmi nuovi magazine così ho pensato che la cosa più interessante fosse quella di mettere insieme tutte queste riviste e renderle fisicamente disponibili, creando un'esperienza di scambio e di crescita". Il suo ruolo è infatti stato nevralgico nel rendere le riviste, nelle loro molteplici sfaccettature, pubbliche e accessibili, facendo capire ai lettori quanto sia importante il lavoro che la maggior parte di questi editori sta portando avanti. Così qualcuno si è fatto avanti e un progetto che per forma e contenuto somiglia meravigliosamente al processo di scrittura e pubblicazione delle fanzine sta per diventare un catalogo con sessanta titoli che verranno poi collezionati dal V&A Museum e dalla National Library di Londra.
Un momento del dibattito di giovedì 23 febbraio alla libreria 121+ exTemporanea
Un momento del dibattito di giovedì 23 febbraio alla libreria 121+ exTemporanea
Esiste evidentemente un rapporto molto stretto tra la nuova acquisita visibilità delle riviste e la possibilità di diffonderne notizia sul web tanto che occorrerebbe, in un prossimo incontro, ridefinire il rapporto di necessità tra carta stampata e siti internet così come ha fatto, in tempi molto recenti, Joseph Grima rispetto a Domus o come si propongono di fare oggi altre riviste. Archphoto ad esempio, come spiega il suo direttore e fondatore Emanuele Piccardo, nasce quasi dieci anni fa da un sito internet per poi diventare, dal 2011, anche progetto cartaceo. Ispirato a modelli radicali—Marca3 e Pianeta Fresco—questo magazine ormai alla terza uscita ha un chiaro approccio politico che ne caratterizza i contenuti. Stesso ragionamento vale per STUDIO, ora al primo numero, in cui le riflessioni compiute all'interno di uno studio architettonico hanno portato alla necessità di coniugare cartaceo e web.
Un momento del dibattito di giovedì 23 febbraio alla libreria 121+ exTemporanea
Un momento del dibattito di giovedì 23 febbraio alla libreria 121+ exTemporanea
Il problema economico in molti casi è cruciale e la scelta editoriale è frutto di una continua negoziazione tra impellenza dei desideri e fattibilità del progetto come nel caso di San Rocco il cui posizionamento a metà strada tra fanzine e rivista scientifica ne decreta anche la temporalizzazione: venti numeri basati sul principio del "call for paper" e dedicati a riflessioni tematiche che esulino dal contesto dell'informazione - ci spiega uno dei suoi fondatori, Matteo Ghidoni. Tant'è vero che in questi casi l'inglese è d'obbligo e alla precisione del piano strategico o finanziario si preferisce l'esattezza dei contenuti accademici in una tensione al perfezionamento delle questioni indagate che riporta alla memoria alcune strategie tipiche di riviste come Opposition o Perspecta, ma anche di ANY, in tempi più recenti. E sempre d'impostazione scientifica è la nuova rivista Boundaries diretta da Luca Sampò che attraverso un network internazionale di giovani ricercatori tratta di architettura e idee attraverso la doppia modalità dei contributi di architetti e di call for paper per cercare di raggiungere e interessare giovani ricercatori e accademici di varie discipline.
Luca Molinari, moderatore del dibattito di giovedì 23 febbraio alla libreria 121+ exTemporanea
Luca Molinari, moderatore del dibattito di giovedì 23 febbraio alla libreria 121+ exTemporanea
Completamente diverso il caso di ITALIC che in un anno è esplosa con una grafica fresca e un format appetibile. Come spiega il suo creatore, Luca Ballarini "bisogna capire la differenza che c'è tra informazione e questioni critiche e da questo deriva la nostra idea di produrre meno e meglio in un twist che deve aiutare il lettore a capire meglio quello che consuma". Chiaro, leggibile e con una grafica comprensibile ITALICS più che di architettura parla del modo in cui una città è fatta, vissuta, consumata ed esperita. Sei casi molto diversi che dimostrano come la pluralità di sguardo sia una ricchezza indispensabile del nostro patrimonio culturale che vorremmo vedere arricchito dallo strumento del web senza perdere però il piacere del tatto e dell'esperienza a lungo termine che la rivista cartacea ci offre. Comprendere come lo strumento di internet possa modellarsi a infrastruttura per rendere visibili questi emergenti arcipelaghi di conoscenza è sicuramente una questione che l'architettura scritta dovrà porsi nei prossimi anni trovando strategie efficaci per continuare a produrre un progetto politico complesso come quello delle riviste che se oggi non hanno più il potere di cambiare il mondo riescono comunque a fornire precisissime lenti attraverso cui indagarlo. La sfida è dunque chiara: non smettiamo di leggere! Elisa Poli
Da sinistra: Luca Molinari, Elias Redstone, Joseph Grima e Matteo Ghidoni, i relatori del dibattito di giovedì 23 febbraio alla libreria 121+ exTemporanea
Da sinistra: Luca Molinari, Elias Redstone, Joseph Grima e Matteo Ghidoni, i relatori del dibattito di giovedì 23 febbraio alla libreria 121+ exTemporanea

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