Elias Redstone ha probabilmente cominciato così: appoggiato al bancone di qualche libreria specializzata nella Londra di metà anni Novanta, quando ancora Internet non era il canale preferenziale di nutrimento nel nostro quotidiano e per scoprire la cover di un album dovevi entrare in un negozio di dischi. Perché c'erano ancora, i dischi. Il piacere leggermente feticista nello sfilare la plastica trasparente e secca che avvolgeva, come un sudario, l'ultimo CD dei Pavement; il cinema con il retrogusto di popcorn e sigarette; i live di qualunque tipo in qualunque club; prenotare un viaggio in agenzia; controllare in buchetta l'arrivo di una lettera; i gettoni per i telefoni pubblici; e le riviste. L'inconfondibile profumo che scandiva ogni risveglio domenicale fatto d'inchiostro, carta patinata e caffè. Perché le riviste non erano l'ingombrante complemento d'arredo di qualche futuro mobile Ikea, ma le scale d'accesso a una conoscenza del presente che metteva in comunicazione individui disparati formando comunità silenziose e consapevoli che un giorno avrebbero trovato nel ricordo di queste lussuose letture il simbolo stesso della propria identità.
E sull'identità della cultura architettonica, sui suoi presunti margini e nebulose intenzioni, sulla sua autoreferenzialità e fragilità Elias Redstone ha costruito un dispositivo virtuoso e leggero, un sito internet che raccoglie e illustra più di 60 riviste di settore. Dalla fanzine cilena al semestrale scientifico francese passando per il mensile stampato in forma di quotidiano in Inghilterra, questo variegato universo trova collocazione all'interno di un formato semplice ed elegante che descrive e non tradisce il valore documentario del suo funzionamento. Se nell'epoca dei social network il canale di YouTube fornisce al pubblico degli internauti una strabiliante Wunderkammer di ritagli del passato recente, quello del Novecento per intenderci, allora l'operazione di Archizines si configura come un archivio digitale per collettare informazioni di prima necessità intorno alla cultura del futuro prossimo, quello degli anni 2000. Una cultura specialistica e un po' di nicchia verrebbe da dire, se non fosse che ormai questo sito Internet è seguito da più di 18.ooo viewer e attraverso le due recenti mostre a Londra e Milano ha portato un pubblico ancora maggiore a confrontarsi con il tema della carta stampata.