Atlante dei Classici Padani

Il corposo libro di Filippo Minelli, frutto di un lavoro iniziato nel 2010, documenta le storture del paesaggio italiano, di cui la Padania è l’emblema non certo edificante, a dispetto della mitologia coltivata intorno ad essa.

Filippo Minelli, Atlante dei Classici Padani
Filippo Minelli, Atlante dei Classici Padani, Krisis Publishing, 2015, €60 (edizione bilingue italiano/inglese)

Sulle storture del paesaggio italiano contemporaneo esiste una vastissima produzione critica. Il massiccio Atlante dei Classici Padani, che documenta la ricerca svolta dall’artista Filippo Minelli dal 2010 ad oggi, aggiunge a questa raccolta un nuovo tassello.

Il lavoro di Minelli prende in analisi un pezzo del Paese che di solito interessa più i sociologi che gli artisti. Ovvero la provincia delle ricche regioni della pianura del Nord. Tra Piemonte, Lombardia e Veneto, il luogo di elezione dei “Classici Padani” sono quelle periferie agro-industriali che legano gli uni agli altri centinaia e centinaia di comuni italiani, spesso non più grandi di cinque o diecimila abitanti.

Filippo Minelli, Atlante dei Classici Padani, Krisis Publishing, 2015
Filippo Minelli, Atlante dei Classici Padani, Krisis Publishing, 2015
Anni di economia depressa hanno donato forme inedite ai noti eccessi dello sviluppo territoriale nazionale del ventesimo secolo. Ai simboli dello sprawl urbano internazionale, già da tempo identificati nella suburbia di Milano, Brescia o Verona con il paesaggio produttivo che ospita le piccole e piccolissime imprese manifatturiere a gestione familiare (parcheggi, capannoni, superstore, distributori di benzina, villette unifamiliari decorate da colonne doriche, e poi luna park e parchi acquatici), si sovrappongono infatti nuove presenze. Ecco allora le rotatorie nelle quali svettano i monumenti della “invenzione della tradizione”. Oppure i centri massaggi dove si comprano prestazioni sessuali a poco prezzo. O ancora i negozi “Tutto a 1euro”. I “Compro Oro” e altri banchi dei pegni. I miseri casinò in cui si scommette davanti a una slot machine. Fino alle autostrade inaugurate da mesi eppure ancora vuote.
Filippo Minelli, Atlante dei Classici Padani, Krisis Publishing, 2015
Filippo Minelli, Atlante dei Classici Padani, Krisis Publishing, 2015
Nato e cresciuto nella provincia lombarda, dal 2010 Minelli ha iniziato ad accumulare una enorme mole di fotografie che fissano in archetipi l’identità visiva della Padania. L’operazione ha un obiettivo dissacrante: squalificare i miti fondativi di un territorio che corrisponde al sogno indipendentista della Lega Nord, il partito politico xenofobo e populista nato dal malcontento popolare lombardo negli anni Ottanta del secolo scorso. Pubblicate in rete sotto il marchio Padania Classics, quelle immagini hanno raccolto un bacino crescente di seguaci e sostenitori, attratti dalla rappresentazione di luoghi tanto sconfortanti quanto familiari (nella pianura padana abitano circa 20 milioni di persone). Da una campagna di crowdfunding è così nata l’idea dell’Atlante, pubblicato a inizio luglio a compendio del progetto.
Filippo Minelli, Atlante dei Classici Padani, Krisis Publishing, 2015
Filippo Minelli, Atlante dei Classici Padani, Krisis Publishing, 2015
Tra raffigurazioni e osservazioni compilate in un registro caustico, vale la pena sfogliare questo volume da 720 pagine seguendone la volontà classificatoria. In modo inevitabile, guardare alle insegne pubblicitarie che punteggiano un po’ ovunque il libro (secondo quel “Marketing della crisi” che in modo ossessivo grida parole come: “Vinci, Super, Shock, Fuori, 99, Chiama, Spazio, Tutto”) autorizza allora un paragone con Imparare da Las Vegas, il più seminale tra i saggi che presentano ai progettisti una interpretazione delle ‘brutture’ della realtà.
Filippo Minelli, Atlante dei Classici Padani, Krisis Publishing, 2015
Filippo Minelli, Atlante dei Classici Padani, Krisis Publishing, 2015
Sebbene le differenze con il testo del 1972 di Venturi, Scott Brown e Izenour siano lampanti – Minelli non è un architetto, e il pubblico a cui si rivolge è solo parzialmente quello dell’architettura – i due lavori hanno un comune interesse per quello spazio privo di progettazione professionale, consacrato a una produttività incessante, la cui fruizione avviene prevalentemente in automobile.

 

Non esistono monumentali Strip nella Pianura Padana (seppure Minelli ne identifichi una a Roncadelle, poco distante da Brescia). Ed è paradossale riflettere come alcuni dei comuni impietosamente ritratti, da Meda a Cantù, siano gli stessi che ospitano celebri e raffinate imprese del design italiano. L’Atlante del Classici Padani è dedicato a un ambiente geograficamente lontano da Las Vegas ma ideologicamente contiguo, a tutti gli effetti dominante in gran parte d’Italia. Ma gli elementi ricorrenti di questo paesaggio, spogliati di ogni speranza di crescita economica o di una liberatoria teoria postmoderna, appaiono soltanto desolanti. Mentre persino la Lega Nord, di recente, ha abdicato agli originali propositi secessionisti per inseguire l’immagine di un rispettabile partito di destra patriottica, su ispirazione del Front National francese, l’Atlante dei Classici Padani ci ricorda che di buono, da imparare dalla Padania, non c’è poi molto.

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