La “Brut” architettura

La seconda Art Brut Biennale Architectures, a Losanna, presenta una serie di opere – alcune delle quali mai esposte prima – focalizzate esclusivamente sul tema della costruzione.

Collection de l'Art Brut, Architectures, Benjamin Bonjour, untitled, 1982
Lanciata nel 2013, la Art Brut Biennale prosegue quest’anno con la mostra “Architecture” che presenta 250 disegni, dipinti, sculture e creazioni tessili. Con cinquantuno diversi autori, le opere in mostra testimoniano così una vasta gamma di tecniche, materiali, dimensioni e linguaggi formali.
Hotta Tetsuaki, untitled, 1982
Top: Benjamin Bonjour, Untitled, 1982, wax crayon on paper, 30,5 x 38,5 cm, detail. Collection de l'Art Brut. Photo Caroline Smyrliadis, Adn-Vdl. Above: Hotta Tetsuaki, Untitled, 1982, wax crayon on paper, 26,7 x 37,9 cm. Photo Caroline Smyrliadis, Adn-VdL Collection de l’Art Brut, Lausanne
Questa seconda edizione biennale mette in evidenza l’architettura: presenta una serie di opere – alcune delle quali mai esposte – si è concentrata esclusivamente sul tema della costruzione. Esposte l’una accanto all’altra, rappresentazioni di case, edifici e città, insieme con planimetrie, prospetti delle facciate, sezioni trasversali e viste prospettiche sono invitate a dialogare tra di loro. I loro autori hanno respinto tutti i vincoli geometrici e le convenzioni che regolano normalmente i disegni architettonici, deviando le leggi della prospettiva in favore delle proprie interpretazioni personali.
Magali Herrera, Otros Mundos, 1980
Magali Herrera, Otros Mundos, 1980 ink on paper, 65 x 50 cm. Photo Caroline Smyrliadis, Adn-VdL. Collection de l’Art Brut, Lausanne

Nel corso dei loro percorsi di vita spesso difficili, molte volte gli autori si trovano relegati in un luogo che non è di loro scelta. Per esempio, pazienti di ospedalieri psichiatrici, detenuti e migranti possono sperimentare il loro luogo di vita in termini non familiari o addirittura ostili. Alcuni sentono il bisogno di reclamare il loro ambiente proiettando su carta il loro ideale personale di un progetto architettonico, cercando di organizzare,
concepire e illustrare un mondo fantastico. Ogni contributo architettonico esprime così una delle versioni della realtà del suo autore, o il suo modo di rappresentare un mondo utopico.

André Carré, Untitled, 1952
André Carré, Untitled, 1952, ink on paper, 14,7 x 22 cm. Photo Caroline Smyrliadis, Adn-VdL. Collection de l’Art Brut, Lausanne
Yuji Tsuji disegna la città vista dal cielo: i risultati sono incredibilmente precisi, se priva di figure umane; Gregory Blackstock si presenta con una serie di fortezze, capanne e grattacieli per completare il suo universo enciclopedico; Willem van Genk reinterpreta le sue vedute di varie capitali che egli stesso ha visitato o studiato nelle numerose guide turistiche che raccoglie. Nel frattempo, Magali Herrera ci invita a visitare un mondo di fantasia che si sprigiona dalle pagine dei romanzi di fantascienza che lei segretamente ha scritto in Uruguay nel corso degli anni ’70.
Paul End, Un couple et des lions, vues panoramiques
Paul End, Un couple et des lions, vues panoramiques, between 1949 and 1950 graphite and coloured pencil on wrapping paper coated with oil paint, 47,5 x 85,5 cm. Photo Caroline Smyrliadis, Adn-VdL. Collection de l’Art Brut, Lausanne

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