La Magnifica Forma

Per la prima edizione della mostra tenutasi durante Homi, alla fiera di Rho, i capolavori esposti nei musei milanesi hanno ispirato 12 designers italiani.

La Magnifica Forma
Cosa manca oggi al design per tornare ad essere una cultura, e non rimanere una subcultura come scherzosamente (ma non troppo) l’ha stigmatizzata Enzo Mari diversi anni fa?
Sicuramente sente il bisogno di una sua nuova mitologia, la capacità di raccontare per oggetti i comportamenti individuali o di massa: non troppo mutati in quell’arco di circa 6.000 anni in cui si è formata la cultura umana. Così, ad esempio, provare a lavorare sulla tradizione significa rinnovare gli stessi miti e archetipi antichi: non per produrne delle caricature ma per generare nuove forme, o comunque, progetti che abbiano un nuovo valore narrativo, oltre che funzionale. Lo spunto che genera il progetto culturale “La Magnifica Forma” (un titolo a effetto che evoca la gloria estetica Rinascimentale) e la mostra a esso collegata è proprio questo.
La Magnifica Forma
La Magnifica Forma, Homi, Rho Fiera Milano. Vista dell'allestimento
Più o meno dai tempi del cosiddetto postmodernismo – 30 anni fa circa – (ci) si dibatte sulla questione senza mai venirne definitivamente a capo: riconsiderare la tradizione significa necessariamente il ritorno all’ordine, la nostalgia del passato? O non può essere invece un interessante motore di invenzione futuribile, se usata in modo critico? Certamente il problema oggi non è più quello di un semplice ritorno alle tecniche e alle immagini antiche – che peraltro rendevano benissimo qualsiasi fantasia narrativa (un olio su tela di Caravaggio ha qualche migliaio di terabyte in più di tutta la produzione Dreamworks quanto a informazione, pathos, invenzione). Su questo punto più di un critico si è ingannato nel credere a una sorta di corsi e ricorsi storici, dalla “fine del proibizionismo” dichiarata da Paolo Portoghesi come elogio funebre del Modernismo, alle idee di “Nuovo Artigianato” promulgate da Andrea Branzi e altri.
Superate queste ingenuità, oggi e per gli anni a venire sembra invece più interessante saper risolvere il rapporto tra oggetto e contesto (storico o contemporaneo, tecnologico o poetico), dialogare con l’iconografia vicina o antica, utilizzando a ventaglio tutte le tecnologie disponibili: esattamente come fanno centinaia, migliaia di produttori – specialmente italiani – che per resistere in un mercato vandalizzato dalla delocalizzazione aggiornano in continuazione le loro tecniche di progetto e produzione, mantenendo magari quest’ultima nel rigoroso rispetto di un classicismo raggelato.
La Magnifica Forma
La Magnifica Forma, Homi, Rho Fiera Milano. Vista dell'allestimento
Allora è qui la sfida richiesta a progettisti vecchi e nuovi, che i partecipanti a “La Magnifica Forma” hanno raccolto, scatenandosi in invenzioni formali certamente proprie della loro poetica, ma che nel sempre imprevedibile incontro con tecniche diverse generano mirabili “Mostri”: nel senso antico di Monstera, e in quello contemporaneo di fuoriclasse nel proprio campo. Lampade come resti di animali favolosi, labirinti che non imprigionano ma divertono, sandali come gioielli da estremità: sono solo alcuni esempi di questi objets prodiges, suggerimenti colti, stimoli neuronali a ripensare il design non più come pedissequa ripetizione di stili e revival: ma come invenzione e reinvenzione del paesaggio degli oggetti, anche a costo di errori, sviste, difetti. Del resto, Nobody is perfect

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