Alia Bengana: Terres

Alla Galerie Episodique di Parigi, la progettista algerina Alia Bengana e l’artista ceramista svizzero Jacques Kaufmann esplorano l’uso innovativo dei mattoni in terra cruda.

“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique
Nel quadro di una serie di esposizioni organizzate alla Galerie Episodique, Alexandra Roussopoulos – gallerista che si divide fra Parigi e Pechino – ha dato carta bianca all’architetto Alia Bengana che esplora il tema “Terres” con un’installazione di Jacques Kauffman e un video di Shahinda Lane. La ricerca di Bengana – cosmopolita di origini algerine – verte sull’uso innovativo di un materiale come i mattoni in terra cruda. L’incontro con Jacques Kaufmann – artista ceramista svizzero con 30 anni di esperienza e opere esposte in tutto il mondo – produce un’installazione site-specific molto intensa.
“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique
“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique

Salvator-John A. Liotta: L’architettura è un atto composito che si materializza in due atti: in un primo momento quando la disegniamo e in un secondo momento quando la costruiamo. Mi sembra che con “Terres” rendi manifesto un desiderio di approccio aperto al progetto.

Alia Bengana: La terra cruda – gratuita, abbondante e riutilizzabile – permette al cantiere di divenire lo spazio creativo dove il progetto continua a essere pensato e realizzato simultaneamente. Si attiva un processo spontaneo, aperto e partecipativo in cui chi costruisce può aggiungere del suo al progetto. Si tratta di un empowerment delle persone attraverso la scelta di un materiale con tradizione millenaria che alimenta un processo bottom-up. Quando si costruisce con i mattoni crudi si tratta di scolpire piuttosto che disegnare, plasmare e assecondare la materia nel suo assemblarla piuttosto che piegarla alle volontà del disegno.

“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique
“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique

Salvator-John A. Liotta: La vostra installazione si adatta al contesto mettendosi in sintonia con le geometrie esistenti e mettendone in evidenzia anche le variazioni minime. Quali sono le energie che innescano il meccanismo creativo? Sembra che le rotazioni dei mattoni siano dovute al movimento delle persone come se ne integrassero il dinamismo.

Jacques Kaufmann: Capto dei punti sensibili, intercetto le energie presenti sul sito e rivelo alcuni aspetti del contesto in cui opero. Anche se è lungo soltanto 10 metri, in questo muro-installazione, succedono una marea di cose, basti guardare all’effetto prodotto da una variazione locale – dovuta all’asperità sul pavimento – sull’aspetto globale. Mi riferisco a quel salto di scalino di 5 cm o all’inclinazione del pavimento e del muro, cose presenti ma che si manifestano solo grazie all’istallazione. La riverberazione data da questo scalino influisce su tutta la forma finale.

“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique
“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique

Salvator-John A. Liotta: In quest’opera ambivalente il caos sembra risultante da un ragionamento mentre la parte ordinata risulta più da eventi episodici o da intuizione. I sostegni in legno sembrano posizionati con ragione, i mattoni con sensibilità.

Jacques Kaufmann: Opero per sovrapposizioni, slittamenti e rotazioni. Il risultato è come una pelle che ha i brividi, sono delle vibrazioni che hanno un effetto tangibile sui movimenti dei mattoni che sono impilati l’uno sull’altro senza metro ma a occhio, seguendo l’intuito e l’ispirazione piuttosto che un progetto preesistente. Il disegno del caos risulta invece da una riflessione più strutturata.

“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique
“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique

Salvator-John A. Liotta: In un mondo fortemente energivoro in cui le risorse scarseggiano, la vostra operazione di riscoperta di un materiale arcaico permette di rinnovarne il linguaggio formale. Ritengo che le tradizioni siano vive soltanto quando si rinnovano.

Alia Bengana: La costruzione in terra vernacolare era l’essenza della costruzione mondiale prima della rivoluzione industriale. Ancora oggi si stima che più di un terzo dell’umanità viva in habitat di terra. Questo materiale però in occidente non viene tanto utilizzato: gli si rimprovera di essere arcaico, fragile ed effimero. In realtà questo materiale si rivela essere incredibilmente moderno di fronte alle nuove sfide che riguardano penuria di materie prime e problemi ambientali.

I mattoni che abbiamo utilizzato per l’installazione hanno un 5% di cemento, che serve a rinforzarli. La cosa interessante è che con appena un 5% di cemento si ottiene l’effetto di decuplicarne la resistenza rendendoli estremamente performanti. Di fronte a un minimo sforzo, un massimo risultato dovuto alla reazione chimica. Di sicuro il modo di pensare la costruzione in terra differisce dal cemento o dal legno. La terra ha una sua capacità evolutiva e permette di prolungare il processo progettuale durante la costruzione. La ricerca di Jacques Kaufmann spinge a pensare soluzioni contemporanee per una pratica tradizionale.

“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique
“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique

Salvator-John A. Liotta: Hai dedicato la tua carriera alle grandi istallazioni di mattoni in terra cotta, alla loro declinazione in forme artistiche che vivono di una sensibilità estrema nella relazione con la materia. Nei tuoi lavori ci sono le architetture che avrebbero costruito Peter Zumthor, Kengo Kuma, Wang Shu e Gramazio-Kolher fra gli altri: pensare che sono trent’anni che sperimenti, mi farebbe dire che le architetture che oggi impiegano mezzi digitali per essere realizzate nella loro forte espressività materica hanno nei tuoi lavori un chiaro antecedente.

Jacques Kaufmann: Gramazio-Kolher mi hanno scritto dicendo che il loro sistema murario arriva alla stessa soluzione con l’utilizzo dei robot, ma che se fosse fatto a mano sarebbe identico al mio. Arriviamo allo stesso risultato da due percorsi diversi. Quando ho visto lo splendido lavoro di Kengo Kuma per il Folk Art Museum a Hangzhou in Cina non ho potuto non compararlo con un paio di mie opere degli anni Novanta, col sistema di fili di acciaio e tegole in cotto sospese. I mattoni di Peter Zumthor nel Kolumba Museum sono fini, lisci, emozionanti per la loro semplicità. Infine Wang Shu – con cui ho uno scambio attivo – ha ritrovato nei miei lavori la metafora artistica della sua architettura che ricicla materiali di scarto e rinnova la tradizione del mattone e dei materiali locali cinesi. Ammiro molto tutti e quattro questi architetti.

“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique
“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique

Salvator-John A. Liotta: In un mondo che richiede a tutti di ripensare le pratiche costruttive tipiche dell’economia lineare, la vostra proposta di utilizzare i mattoni crudi mi sembra che porti verso un discorso di economia circolare dove la materia del luogo ritorna al luogo e salva le possibilità espressive formali di tipo sperimentale. In qualche modo, la vostra pratica risulta “buona e bella”.

Jacques Kaufmann: “Le monde pour se faire a besoin des mythes et des briques” che, tradotto, significa: “il mondo per essere costruito ha bisogno di miti e mattoni”, la materia e il sogno concorrono alla produzione della realtà.

I mattoni crudi sono sostenibili perché prodotti in loco, facili da produrre anche senza macchine pesanti, utilizzabili da chiunque, riciclabili perché possono ritornare alla terra. Avendo i mattoni, non ci resta che produrre miti.

© riproduzione riservata
“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique
“Terres – Carte Blanche à Alia Bengana”, La Galerie épisodique

fino al 2 giugno 2016
Terres

Galerie Episodique
Rue des Nanettes 1, Parigi
Curatrice: Alia Bengana
Artista: Jacques Kaufmann
Video: Shainda Lane
Gallerista: Alexandra Roussopoulos

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