Confini mutevoli

Il progetto di Folder “Italian Limes”, sui confini lungo i ghiacciai alpini, richiama l’attenzione sulla rappresentazione di un territorio mutevole e sul fragile equilibrio del suo ecosistema.

Italian Limes
Interrogarsi su cosa sia il confine tra due luoghi, soprattutto se la sottile linea del limes cade nell’area alpina dei ghiacciai perenni che – a causa del surriscaldamento globale del pianeta – si stanno sciogliendo a vista d’occhio, mettendo a rischio l’intero ecosistema: è questo il tema dell’installazione geo-poetica “Italian Limes”, che Marco Ferrari e Elisa Pasqual, fondatori di Folder, hanno esposto alla 14. Biennale di Architettura di Venezia.
“Italian Limes” è una riflessione filosofica prima ancora che geografica o ambientale, prima ancora che giuridica o legale, sul senso profondo del confine oggi: epoca in cui un’Europa Unita ha indebolito (se non cancellato) l’idea di frontiera tra gli stati, ma non ha certo potuto eliminare una serie di segni visibili – circa 8.000 tra cippi di pietra e placche metalliche – che di queste frontiere sono ancora i silenziosi testimoni.
Folder, <i>Italian Limes</i>, Arsenale. Photo Francesco Galli. Courtesy la Biennale di Venezia
Folder, Italian Limes, Arsenale. Photo Francesco Galli. Courtesy la Biennale di Venezia

Ferrari e Pasqual, insieme con la loro squadra, sono partiti da qui: dai confini tracciati negli anni Venti dall’Istituto Geografico Militare; dalle tecnologie storiche della fotogrammetria tardo ottocentesca per rappresentare il territorio; dal confine naturale dell’arco alpino che disegna, attraverso creste e spartiacque, una linea che unisce (o separa?) l’Italia dal resto d’Europa. Quasi 2.000 km di frontiera, che il governo italiano ha dovuto recentemente ridefinire da un punto di vista legislativo con gli stati confinanti – Francia, Svizzera e Austria – introducendo il concetto di “confine mobile”.

Sovversivo e incerto, questo nuovo limes si sposta di pari passo con la sempre più accelerata riduzione dei ghiacciai, e si sposta in parallelo a una sempre più precisa misurazione del territorio, grazie a tecnologie sempre più sofisticate.

Folder, <i>Italian Limes</i>, Arsenale. Photo Francesco Galli. Courtesy la Biennale di Venezia
Folder, Italian Limes, Arsenale. Photo Francesco Galli. Courtesy la Biennale di Venezia
Lo studio Folder ha sviluppato dunque l’idea di un lavoro di ricerca e di monitoraggio, per rappresentare in tempo reale un tratto di confine alpino nella sua fragilità e mutevolezza. È stata scelta una piccola porzione di territorio a cavallo tra Italia e Austria: il ghiacciaio perenne del Similaun, in fondo alla Val Senales in Alto Adige. Il 4 maggio 2014, l’equipe di Folder, accompagnata da una guida alpina, è salita sul ghiacciaio a quota 3.300 m, e ha installato cinque unità GPS alimentate a energia solare, ancorate nella neve a 200 m l’una dall’altra, lungo 1 km di confine. I sensori GPS – il cui involucro è stato autoprodotto presso il FabLab di Torino – sono collegati tramite una connessione satellitare a un pantografo installato all’Arsenale, che può riportare graficamente sulla mappa del luogo, di ora in ora, lo spostamento del confine dovuto ai movimenti e alla riduzione del ghiaccio. Il confine naturale diventa quindi visibilmente mobile, sul filo dei processi ecologici e ambientali in corso.
Folder, <i>Italian Limes</i>, Arsenale. Photo Francesco Galli. Courtesy la Biennale di Venezia
Folder, Italian Limes, Arsenale. Photo Francesco Galli. Courtesy la Biennale di Venezia
L’installazione e l’allestimento di “Italian Limes” alla Biennale sintetizzano in modo chiaro le quattro fasi di un lavoro che condensa diversi livelli e chiavi di lettura: su un modello tridimensionale del ghiacciaio sono proiettate due linee di confine, quella tracciata nel 1920 dall’IGM e quella, più recente, del 2012, il cui andamento si è scostato dal confine storico di qualche centinaio di metri nei punti di maggior allontanamento. Un pantografo, sviluppato insieme con Pietro Leoni e collegato ai sensori GPS posti sul ghiacciaio, traccia e rappresenta su una pila di mappe il confine mobile, ogni volta lievemente modificato. 
Folder, <i>Italian Limes</i>, Arsenale. Photo Francesco Galli. Courtesy la Biennale di Venezia
Folder, Italian Limes, Arsenale. Photo Francesco Galli. Courtesy la Biennale di Venezia
Una sezione d’archivio molto interessante espone poi, per la prima volta, materiali e attrezzature dell’Istituto Geografico Militare, dagli anni Venti in poi. E infine, una serie di stupende fotografie realizzate da Delfino Sisto Legnani documenta la spedizione del maggio scorso. Il monitoraggio del ghiacciaio e del suo limes mutevole durerà per tutta l’estate 2014: non potrà certo arrestare il pericoloso processo di riduzione dei ghiacci, ma proverà a rendere tutti più consapevoli e attenti al problema dell’enorme impatto ambientale del fenomeno.
Folder, <i>Italian Limes</i>, Arsenale. Photo Francesco Galli. Courtesy la Biennale di Venezia
Folder, Italian Limes, Arsenale. Photo Francesco Galli. Courtesy la Biennale di Venezia
Progetto territoriale assolutamente non convenzionale – che ha meritato la Menzione speciale della Biennale – la mostra di Folder apre finestre su inedite angolature, smuovendo interrogativi inevitabili sul futuro del pianeta, con uno sguardo allo stesso tempo libero e originale.
Italian Limes è un progetto di Folder (Marco Ferrari, Elisa Pasqual) con Pietro Leoni (interaction design), Delfino Sisto Legnani (fotografia), Dawid Górny, Alex Rothera, Angelo Semeraro (projection mapping), Alessandro Mason (coordinamento di produzione), Claudia Mainardi.
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